Oltre 5 mila lavoratori del pubblico impiego sono stati collocati in pensione d’ufficio per effetto dell’abolizione del trattenimento in servizio e della stretta sui limiti ordinamentali.
Con l’abrogazione del trattenimento in servizio dal 31 Ottobre 2014 sono stati collocati in pensione d’ufficio in un anno ben 5.201 dipendenti pubblici, per la maggior parte donne (3.157), che avevano raggiunto un diritto a pensione al compimento del limite ordinamentale per la permanenza in servizio o comunque prima dell’età pensionabile di vecchiaia.
Lo ha indicato ieri il Sottosegretario Angelo Rughetti in risposta all’interrogazione parlamentare sollevata da Maria Luisa Gnecchi (Pd) che chiedeva di conoscere per quanti dipendenti pubblici, suddivisi per sesso, età e anni di contribuzione, sia stata disposta, dopo il 31 ottobre 2014, la risoluzione del rapporto di lavoro e il relativo pensionamento coatto per aver raggiunto il limite ordinamentale dei 65 anni di età.
I dati diffusi dal Governo sono stati forniti dall’INPS, in qualità di amministrazione competente, e riguardano i lavoratori con un’età compresa tra 65 anni e 66 anni e 3 mesi, iscritti alle gestioni pubbliche e cessati dopo il 31 ottobre 2014 per il raggiungimento di un diritto a pensione al compimento dell’età massima per la permanenza in servizio (pari di regola a 65 anni).
Rispetto alla tabella riportata, il Governo specifica, inoltre, che in questa platea all’età esatta di 65 anni sono cessati 1.337 uomini (su 2.044) e 857 donne (su 3.157). L’INPS ha trasmesso altresì i dati relativi ai pensionamenti in deroga, per eccedenza di personale, cui si applica l’articolo 2, comma 11, lettera a) del decreto-legge n. 95 del 2012 (i cd. prepensionamenti).