La Corte Costituzionale ha depositato le motivazioni della Sentenza numero 178/2015 con la quale ha dichiarato illegittimo il blocco della contrattazione nel pubblico impiego.
Il blocco dei contratti nel pubbligo impiego è illegittimo perché viola la ‘libertà sindacale” sancita dall’articolo 39 della Costituzione. E’ quanto si legge nelle motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale numero 178/2015 con la quale lo scorso giugno la Consulta ha bocciato, ma con effetti non retroattivi, il blocco della contrattazione nel pubblico impiego.
“Il carattere ormai sistematico di tale sospensione – scrivono i giudici nella Sentenza- sconfina in un bilanciamento irragionevole tra libertà sindacale, indissolubilmente connessa con altri valori di rilievo costituzionale e già vincolata da limiti normativi e da controlli contabili penetranti , ed esigenze di razionale distribuzione delle risorse e controllo della spesa, all’interno di una coerente programmazione finanziaria”. “Il sacrificio del diritto fondamentale tutelato dall’art.39 Cost., proprio per questo, non è più tollerabile. Solo ora si è palesata appieno la natura strutturale della sospensione della contrattazione e può, pertanto, considerarsi verificata la sopravvenuta illegittimità costituzionale, che spiega i suoi effetti a séguito della pubblicazione di questa sentenza.”
La decisione della Consulta dovrebbe coinvolgere circa 3,3 milioni di dipendenti impiegati nelle Pubbliche Amministrazioni con un costo che potrebbe raggiungere i 5-7 miliardi di euro. Nell’ultimo Documento di economia e finanza, i tecnici di Pier Carlo Padoan però hanno messo nero su bianco solo un impegno di spesa per il 2016 pari ad 1,66 miliardi di euro, che salgono a 4,16 miliardi nel 2017 e a 6,69 miliardi nel 2018. Fonti vicine all’esecutivo hanno fatto intendere che lo sblocco, nel 2016, potrà interessare solo le retribuzioni piu’ basse in quanto, altrimenti, si finirebbe per comprimere gli interventi destinati alla lotta alla povertà (il cd. reddito minimo).
Madia: sblocco della contrattazione nella prossima finanziaria. Il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, ha detto che “nella discussione sulla prossima legge di stabilità capiremo le risorse e da lì dobbiamo partire, tra l’altro si tratta di una discussione da fare da adesso, in autunno”. Il problema delle risorse era stato sollevato nella memoria dell’Avvocatura dello Stato secondo cui l’articolo 81 della Costituzione “assicura l’equilibrio fra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico”.