In via del tutto astratta, la legge già disponeva il blocco delle assunzioni per quelle pubbliche amministrazioni eccessivamente in ritardo nei propri pagamenti. Il decreto contenente la norma sul bonus da 80 euro in busta paga prevedeva, tra le altre cose, una normativa (a sua volta attuativa della legge Severino) che definisse le modalità di calcolo dei tempi per onorare i debiti.
Si dà il caso, infatti, che Stato, Regioni, Province e Comuni abbiano sempre applicato criteri eterogenei per il calcolo dei tempi e per l’esplicitazione delle modalità di pagamento. Dal 14 novembre, però, le cose sono cambiate: è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri che “definisce gli schemi tipo e le modalità che le pubbliche amministrazioni (…) adottano per la pubblicazione sui propri siti internet istituzionali dei dati relativi alle entrate e alla spesa dei bilanci preventivi e consuntivi e dell’indicatore di tempestività dei pagamenti”.
Ciò significa che i calcoli saranno effettuati sulla base di un algoritmo che terrà conto, tra le altre cose, dell’importo delle fatture. Difficilmente, dunque, le PA potranno limitarsi a pagare quelle di importo più basso per evitare sanzioni. Il turn over dei contratti, infine, sarà stoppato se i pagamenti non saranno onorati in 60 giorni, mentre il limite attuale è di 90.
Soltanto il 15% degli imprenditori intervistati dichiara di essere stato pagato entro il termine previsto dalla normativa. Mentre appena l’8% delle imprese sostiene di non aver ancora riscosso il credito. In crescita, invece, dal 12% al 19% la percentuale di imprese che segnala comportamenti anomali da parte della Pa: tra questi la richiesta di ritardare l’emissione delle fatture, la pretesa di remissione delle fatture, la contestazione pretestuosa dei beni e servizi forniti alla Pa.
FONTE: CGIA Mestre