I software non più utilizzati in un’azienda possono avere ancora valore, grazie a ReLicense. Dopo il via libera della Corte Europea di Giustizia, prende quindi corpo il mercato delle licenze usate, con grande interesse soprattutto per i prodotti Microsoft
Come un qualsiasi altro bene considerato non più utile, anche una licenza software può essere oggetto di mercato. Dietro a una considerazione al momento ancora insolita si nasconde in realtà la ragione commerciale di ReLicense, società tedesca capace di conciliare le esigenze di tante aziende poco propense a investire in software con la necessità di mettersi comunque in regola rispetto alle normative, pur garantendo ai propri dipendenti i necessari strumenti di lavoro
Da qualche tempo, grazie anche a una sentenza valida all’interno dell’Unione Europea, questa opportunità è presente anche in Italia. «La Corte Europea di Giustizia ha sancito la legalità di vendere le licenze software – conferma Corrado Farina, country manager di ReLicense Italia -. Nel nostro caso, la scelta è stata di aprire una filiale fisica, a differenza di tanti che finora hanno operato prevalentemente online, con una persona dedicata al settore B2B per garantire ai clienti i contatti diretti necessari per fornire le rassicurazioni del caso e le informazioni necessarie a rispettare la procedura».
Ancora relativamente nuova in Italia, la vendita di licenze software usate è già una solida realtà in altri Paesi Europei, per un settore valutato in due miliardi di euro a livello mondiale. A guidare la rapida ascesa di un mercato dal grande potenziale, come prevedibile l’aspetto economico. Il risparmio per le aziende che decidono di acquistare licenze software usate è particolarmente significativo, quantificabile infatti tra il 40% e il 70% rispetto ai prezzi del nuovo. Un risparmio in genere tanto più marcato quanto più datata è la licenza desiderata. D’altra parte, l’operazione si rivela interessante anche per chi vende strumenti che comunque non utilizza più e vede la prospettiva di recuperare almeno una parte dell’investimento iniziale.
In pratica una sorta di borsa delle licenze, dove il ruolo dell’intermediario è per definizione delicato e al tempo stesso strategico. «In fase di acquisto ci preoccupiamo di verificare la validità delle licenze, che appartengano effettivamente a chi le vende e che i quantitativi siano rispettati – spiega Farina -. Chiediamo inoltre un’autocertificazione sul fatto che i relativi software siano stati rimossi e quindi in fase di acquisto vendita possiamo fornire documenti che attestino la validità dell’operazione».
L’azienda non desidera fornire cifre ufficiali, ma assicura che nei primi dieci mesi di attività, i riscontri sono già importanti e, una volta superata la prevedibile fase di perplessità iniziale, il mercato prenderà ancora più piede. «In media, il nostro cliente è un’azienda intorno almeno ai 15 utenti – riprende Farina -. Le richieste maggiori sono per i prodotti Microsoft, a partire Da Office seguito da Windows Server, SQL server, Exchange e Visio. In particolare, c’è un certo interesse per Windows 7 da parte di chi aveva ancora Windows Xp, mentre per le applicazioni particolari tipo il Crm la domanda è minima».
Praticamente fuori da questo mercato invece, a causa soprattutto della complessità e dei costi elevati le soluzioni tipicamente aziendali, come Sap e Oracle. Con buona pace di Microsoft, per quanto riguarda le licenze, il mercato dell’usato appare destinato a soddisfare sempre più le esigenze degli utenti, meglio dei prodotti nuovi. «Un’offerta di questo tipo trova molto riscontro nelle ultime e penultime versioni, quindi Office 2007 e Office 2010. Non è raro di assistere a casi dove addirittura si compra la versione 2013 per poter installarne una precedente, più apprezzata dagli utenti finali già abituati a utilizzarla».
Dopo l’esperienza accumulata nei primi mesi, con la possibilità anche di capire di persona dai diretti interessati quali siano le richieste in tema di licenze software, le prospettive si presentano interessanti almeno sotto due aspetti. «Insieme a Network Impresa, società di Padova, siamo presenti sul MePA / Consip per operare con la P.A. – conclude Farina -, mentre oltre a chi acquista licenze per mettersi in regola con il passato si denotano anche numerosi clienti più disponibili a valutare Office come alternativa a OpenOffice e le altre suite gratuite, venendo incontro alle richieste dei propri dipendenti».
AUTORE: Giuseppe Goglio