A Rovigo, una professoressa è stata colpita con una pistola ad aria compressa: la violenza a scuola si fa sempre più pericolosa.
Violenza a scuola: in una scuola di Rovigo, c’è stato un nuovo episodio di violenza all’interno di una classe. Stavolta la vittima è stata una docente, colpita con una pistola ad aria compressa.
Vediamo cos’è successo.
Violenza a scuola: ecco cos’è accaduto
Lo scorso 11 ottobre 2022, nell’istituto Viola Marchesini di Rovigo, alcuni studenti hanno utilizzato una pistola ad aria compressa, per sparare addosso alla loro insegnante di scienze.
A colpire la docente sono stati dei pallini in gomma ad alta velocità, che le hanno colpito anche l’occhio, col rischio che lo “scherzo” si tramutasse in qualcosa di peggio.
Le motivazioni sono ricollegate ad una “sfida” che gli studenti avevano organizzato tra loro: l’aggressione è stata filmata col cellulare dagli studenti e postata sui social, come WhatsApp, Facebook, Instagram e TikTok.
Come raccontato dalla stessa docente, ai microfoni de La Vita in Diretta:
“Hanno sparato all’inizio e alla fine della lezione. La seconda raffica mi ha colpito all’occhio e mi ha fatto male. Sono uscita dalla classe e ho pianto. Quando vado a scuola ho sempre il timore che i ragazzi mi deridano. Ho saputo che, un mese dopo quell’episodio, alcuni studenti hanno scimmiottato la scena di fronte a un collega, e quel collega ha dato loro una nota”.
Violenza a scuola: i provvedimenti
Nei giorni scorsi, la docente ha deciso di mandare una querela a tutti gli studenti di quella classe (in tutto 24).
L’accusa è d’interruzione di pubblico servizio aggravata e in concorso, nei confronti di tre studenti, per i quali potrebbe scattare la richiesta di rinvio a giudizio, poiché sarebbero loro ad aver iniziato “la sfida”, che ha portato all’aggressione della docente.
Come sottolineato dall’insegnante, la denuncia è stata una “decisione sofferta, per tutelare la mia persona, perché sono stata umiliata”.
Il corpo docente si è subito schierato in difesa dell’insegnante aggredita, soprattutto perché quasi nessuno degli studenti ha mostrato pentimento. Secondo le fonti, infatti, finora avrebbero chiesto scusa solamente un ragazzo e suo padre, gli altri no.
Lo scorso 18 ottobre, sono stati dati 5 giorni di sospensione allo studente che ha sparato e a quello che ha ripreso la scena col cellulare. Due giorni di sospensione, invece, al proprietario della pistola ad aria e allo studente che l’aveva lanciata dalla finestra, per sbarazzarsene.
Si tratta, però, di provvedimenti mai attuati. Perché la famiglia di uno degli studenti coinvolti ha presentato un ricorso interno alla scuola e il provvedimento è stato annullato.
Ad oggi, la docente, con non poche difficoltà, è tornata ad insegnare, ma non in quella classe.
Violenza a scuola: un fenomeno che fa paura
Quello della professoressa di Rovigo, purtroppo, non è un caso isolato.
Sono sempre più frequenti, infatti, gli atti di violenza nei confronti dei docenti, troppo spesso insultati, maltrattati e picchiati, sia dagli studenti che dai loro genitori.
Sulla questione è intervenuto anche il Ministro dell’Istruzione Valditara:
“Se io posso filmare l’insegnante appena volta le spalle e deriderla sui social, vengo a minare uno dei presupposti non del rapporto docente-studente, ma della stessa società. Vuol dire che stiamo cancellando una cultura del rispetto che invece deve partire proprio dalle scuole”. Per il ministro è arrivato il tempo di “smetterla con questo refrain di dare addosso a una scuola che ha necessità di veder valorizzato il proprio personale, dal punto di vista dell’autorevolezza, del rispetto, del trattamento economico”.
La questione preoccupa anche le organizzazioni sindacali. La segretaria della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, ha detto:
“maltrattare i docenti è diventato un fenomeno sempre più diffuso e mette in evidenza un allarme che è quello di una mancata consapevolezza del ruolo e del profilo dei docenti ed evidenzia soprattutto la mancanza in questo momento di un’alleanza tra scuola e famiglie. Fenomeni di questo genere sono anche la dimostrazione di un disagio, perché comunque i ragazzi che hanno una crescita completa non avrebbero mai fatto un’azione di questo tipo”.
Bisogna sottolineare, inoltre, che i docenti sono pubblici ufficiali, come testimoniato dall’art.357 del Codice Penale.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it