La modifica già inclusa nel decreto che il Governo si appresta ad approvare entro quaranta giorni: il nucleo di valutazione, che ogni anno a giugno sarà chiamato a redigere il Rapporto di valutazione annuale sull’istituto da inviare all’Invalsi e pure il giudizio finale sull’anno di prova dei docenti, si completerà con tre docenti e il dirigente scolastico.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): così l’Esecutivo andrà a sbattere contro un altro muro. Dopo che dal 2009, al personale della viene negato un nuovo contratto di lavoro, con una remissione per ogni lavoratore di 10mila euro, si intende sostituire l’unico elemento in grado di dare un minimo di dignità professionale, gli scatti automatici, con un progetto sul merito che andrà a premiare pochi eletti ora pure prescelti con modalità a dir poco discutibili. Dietro a un modello del genere si cela il rischio del ‘voto di scambio’.
La riforma della scuola, che il Governo vorrebbe approvare per decreto legge entro febbraio, assume sempre più le sembianze della rivoluzione epocale: è notizia delle ultime ore che, bypassato il problema degli scatti di anzianità, al cui posto subentreranno gli aumenti legati al merito, producendo così un risparmio statale medio a docente di 12mila euro, nel nucleo di valutazione dell’operato dei docenti delle scuole medie entreranno a far parte anche i genitori. Alle superiori ad esprimere il giudizio nei confronti dei loro prof toccherà agli studenti.
Il nucleo di valutazione, che ogni anno a giugno sarà chiamato a redigere il Rapporto di valutazione annuale sull’istituto da inviare all’Invalsi (oltre che da rendere pubblico) e pure il giudizio finale sull’anno di prova dei docenti, si completerà con tre docenti e il dirigente scolastico (in forse la presenza dell’insegnante tutor e di un assistente amministrativo).
Una delle novità dirompenti, che l’esecutivo vorrebbe introdurre con l’avvio del nuovo anno scolastico 2014/15, quindi già da settembre, è che il nucleo di valutazione andrà ad esprimersi anche “sui famosi scatti triennali di merito, legati a doppio filo alla qualità della didattica trasmessa in classe”. Solo in quest’ultimo caso, gli studenti dovranno astenersi dal giudizio. In tutti gli altri, il loro pensiero sulla scuola o sui docenti neo assunti avrà un peso determinante: con alcuni parametri, come la puntualità alle lezioni, la modalità e l’efficacia di esposizione, sotto la loro lente di ingrandimento. Nella scuola primaria e alle medie potrebbe diventare decisivo, invece, il voto dei genitori. In entrambi i casi, rappresentanti degli studenti e delle famiglie da collocare all’interno del nucleo di valutazione, saranno prescelti ad inizio d’anno scolastico da tutti gli iscritti, nel primo caso, e dalle loro famiglie nel secondo.
“Non bisogno essere degli esperti di scuola o di educazione per dire che se questo progetto dovesse andare in porto – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – il Governo andrà a sbattere contro un altro muro: in questo modo si lede la dignità del cittadino che lavora per il benessere del Paese. E, assieme, l’articolo 36 della Costituzione. Dopo che dal 2009, al personale della scuola viene negato un nuovo contratto di lavoro, con una remissione media per ogni lavoratore di 10mila euro, si intende sostituire l’unico elemento in grado di dare un minimo di valorizzazione professionale, gli scatti automatici, con un progetto sul merito che andrà a premiare pochi eletti ora pure prescelti con modalità a dir poco discutibili”.
“Se a marzo l’Anief dovesse riuscire a collocarsi tra i sindacati rappresentativi – continua Pacifico – è evidente che non firmerà alcun contratto incentrato su questi principi, ma non potrà far altro che ricorrere in tribunale. Non si può pensare di coinvolgere gli studenti in un processo delicato come quello della valutazione dell’operato delle scuole o dei docenti in prova. Viene da chiedersi come potranno non ripercuotersi i riflessi di valutazioni negative sulle competenze studentesche, sui giudizi che gli stessi studenti saranno chiamati a formulare nei confronti dei docenti. Non nascondiamo il rischio del ‘voto di scambio’. Anche la presenza delle famiglie, già nella scuola attraverso gli organi collegiali, rimane tutta da comprendere”.
“Tra l’altro, in questo modo si sfiducia la dignità di professionisti dell’insegnamento la cui competenza è stata già ampiamente valutata in occasione dell’ottenimento del titolo di studio, dell’abilitazione all’insegnamento e dell’idoneità concorsuale. Dignità, del resto, già ampiamente messa a dura prova dall’emissione di stipendi collocati 4 punti sotto l’inflazione, che complessivamente non arrivano alla metà delle buste paga percepite dai colleghi tedeschi e che a fine carriera – conclude il sindacalista Anief-Confedir – si collocano sotto la media l’area Ocde di circa 9mila euro annui”.
FONTE: ANIEF – Associazione Sindacale Professionale