Il 9 luglio, dalle ore 10 alle 11, si terrà una conferenza stampa nella sala stampa della Camera dei Deputati con tema: “il valore del titolo di studio e l’accesso al mondo del lavoro”.
L’iniziativa, a cui saranno presenti esponenti di diverse forze politiche, nasce dall’analisi di una serie di emendamenti presentati al Disegno di Legge Delega in materia di riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni approvato in Commissione Affari Costituzionali della Camera. In particolare, un primo emendamento a firma Meloni (PD), prevede il superamento del voto di laurea come requisito minimo per l’accesso ai concorsi pubblici con il fine di affiancarlo ad altri criteri, quali il voto medio per classi omogenee e l’ateneo di provenienza. Un secondo emendamento, stabilisce invece in capo al governo l’obiettivo della valorizzazione del titolo di dottore di ricerca nei concorsi per l’accesso alla PA.
“Si tratta, evidentemente, di due emendamenti di segno diverso e contraddittorio. Obiettivo della conferenza stampa – afferma Antonio Bonatesta Segretario nazionale dell’ADI (Associazione Dottorandi e dottori di ricerca Italiani) – è proprio quello di denunciare ogni tentativo di introdurre elementi di sperequazione territoriale nel sistema universitario italiano, sostenendo invece quei provvedimenti veramente in grado di implementare il valore del titolo di studio.”
In un momento di crisi economica è ragionevole anche domandarsi come si agisce per favorire l’occupazione delle nuove generazioni, che sono spesso le più colpite dalla piaga della disoccupazione. Recenti studi, tra cui i dati forniti da Almalaurea, dimostrano che avere un titolo di laurea favorisce l’occupazione. Questo smentisce le affermazioni di chi sostiene che in Italia ci sono troppi laureati e che il mondo del lavoro non ha bisogno di personale di un alto profilo culturale.
“Gli stessi studi però sottolineano – aggiunge Francesco Sinopoli, segretario nazionale FLC CGIL – anche come la possibilità di studiare sia appannaggio in realtà di pochi e come alcune aree del paese risentano di più di altre di un calo delle immatricolazioni e dei laureati. Questo comporta l’esclusione di molti da quella che di fatto è la possibilità di costruirsi un futuro. In questo contesto si inserisce l’emendamento Meloni, che di fatto rischia di acuire queste disparità”.
“Pensare di selezionare gli studenti in base all’ateneo di provenienza, per l’accesso ai concorsi pubblici, di fatto significa affermare – dichiara Alberto Campailla, portavoce di LINK – Coordinamento Universitario – che vi sono diversi livelli di laureati e sancire che coloro che non hanno potuto iscriversi agli atenei considerati migliori saranno sfavoriti nella ricerca di un’ occupazione. Al netto delle disparità tra studenti questo emendamento avrà anche un grave impatto sul sistema universitario italiano già molto diviso e frammentato e porterà alla svalutazione dell’insegnamento impartito in alcuni atenei”.
“Crediamo che sia urgente aprire un dibattito sul tema del valore del titolo di studio col fine però di ridurre le disuguaglianze di formazione tra i diversi atenei per garantire a tutti le stesse opportunità formative. L’obiettivo di lungo periodo – concludono i rappresentanti delle tre Organizzazioni – deve essere quello inoltre di estendere più possibile la possibilità di avere un istruzione superiore come mezzo di emancipazione sia economica che culturale delle persone.”