L’impegno perché il diritto allo studio non sia un’astrazione teorica ma diventi la messa in pratica del dettato costituzionale che garantisce “a tutti i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi, con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze”, è stato al centro di tantissime iniziative di questi ultimi mesi da parte degli studenti di Link e UDU e della campagna #iononrinuncio, e non solo. Prime vittorie degli studenti in Emilia Romagna, Puglia e Toscana.
Da anni ormai continuano a calare le risorse che lo Stato investe in diritto allo studio ed anche nella Legge di stabilità in discussione in questi giorni al Senato non ci sono risorse stanziate a questo fine. Anzi, la modifica adottata quest’anno dei parametri ISEE ha comportato l’esclusione di tanti studenti dai benefici di cui potevano usufruire fino allo scorso anno. Quindi oltre al danno di non veder rifinanziate le borse di studio e di vedere ulteriormente ridotta l’offerta formativa a causa dei tagli al FFO e al calo del personale che non può garantire i corsi, si è aggiunta la beffa dell’esclusione dai benefici di chi ne avrebbe avuto invece, a buon ragione, diritto.
Per modificare la Legge di stabilità tante le iniziative messe in campo dalla FLC, anche insieme alle associazioni studentesche, per rendere esigibile il diritto allo studio.
Quindi c’è grande soddisfazione per un primo risultato che gli studenti ottengono in tre Regioni, Emilia Romagna, Puglia e Toscana.
In Emilia Romagna è stato approvato un piano straordinario di borse di studio per chi ne è rimasto escluso. In Puglia c’è l’impegno della Regione a finanziare il capitolo del diritto allo studio per 5 milioni che si sommerebbero ai fondi già previsti dal bilancio autonomo regionale e dal fondo integrativo statale.
In Toscana, dove sono stati approvati gli indirizzi per una manovra straordinaria per sopperire all’esclusione provocata dall’applicazione del nuovo decreto ISEE.
La lotta paga ed è importante l’unità di tutte le componenti universitarie per continuare su questa strada e cambiare anche la Legge di stabilità.