femminileNella scuola risultano un totale di 1.038.606 dipendenti, di cui 821.144 donne e 217.462 uomini. Sono solo 17.078 i lavoratori che hanno conseguito un titolo post laurea e sono quasi esclusivamente donne. Sono ben 448.928 i dipendenti della scuola ad essere laureati, 439.211 ad aver il titolo di licenza media superiore, e 130.592 ad aver ultimato la scuola dell’obbligo. 1.483 coloro che hanno conseguito una laurea breve. Dunque su un totale di 3.252.935 dipendenti nella Pubblica Amministrazione, la scuola è quella che svolge la parte da leone in tal senso.

 

Interessanti anche i dati che riguardano la mobilità. La Scuola registra una mobilità in entrata pari quasi allo zero, ed è anche minima quella in uscita, rispetto a quello che accade nei diversi comparti della complicata macchina della PA.

 

L’analisi come pubblicata il 4 febbraio 2016 riguarda gli aggregati “personale stabile” (personale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato comprensivo dei dirigenti a tempo determinato che ricoprono posizioni dirigenziali non riconducibili ad esigenze temporanee dell’amministrazione) e “altro personale” (docenti Scuola ed AFAM a tempo determinato con contratto annuale e con contratto fino al termine dell’attività didattica ed alcune particolari categorie di personale non pienamente riconducibili alla definizione standard di “lavoro pubblico” , come i direttori generali, i contrattisti, i volontari e gli allievi delle Forze armate e dei Corpi di polizia).

 

Sono esclusi i lavoratori flessibili (tempo determinato, formazione lavoro, somministrazione) e i lavoratori socialmente utili.

 

Dunque, come già denunciato più volte, nella scuola esiste una condizione chiara ed inequivocabile di condizione di lavoro femminile. Ma di questa condizione se ne tiene realmente conto? Forse è anche per questo motivo che nella scuola gli stipendi sono inferiori rispetto alla media europea, perchè, come è noto, in Italia, sussiste ancora oggi una pesante discriminazione in tal senso. E’ stato più volte denunciato che nel nostro civilissimo Paese gli uomini guadagnano in media il 7,2% in più rispetto alle donne che la retribuzione lorda annua per i lavoratori di genere maschile, nel 2014, è stata pari a 29.891 euro contro i 27.890 euro delle colleghe.

 

E se si va a guardare il raffronto in merito al possesso della laurea, le donne lavoratrici laureate in Italia laureate, sono 3,5 milioni, gli uomini sono 2,9 milioni.

 

E nonostante ciò, l’uomo laureato guadagna circa 12 mila euro lordi in più rispetto alla donna lavoratrice laureata.

 

Dunque è un caso che il lavoro dell’insegnante in Italia è pagato meno della media europea in tutti gli ordini di scuola?

 

Eppure sarebbe vietata qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro, in forma subordinata, autonoma o in qualsiasi altra forma, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o il ramo d’attività, a tutti i livelli della gerarchia professionale. (Cons. St. 10/5/2010 n 2754).