Il piano straordinario di assunzioni previsto dalla legge 107 costa quasi la metà. È quanto si evince dalla nota di aggiornamento a Def, il documento di economia e finanza, per la quale il governo ha deliberato il 18 settembre scorso la relativa relazione al parlamento. A fronte di un costo medio annuale di un miliardo e 800 milioni di euro per pagare gli stipendi, il governo conta di rientrare in possesso della metà dell’importo grazie al fisco.
Entro il 2015 il governo Renzi spenderà 544 milioni di euro per le nuove immissioni in ruolo, ma ne potrà recuperare 264 grazie alle imposte previste sulle busta paga nei neo assunti; il prossimo anno verranno spesi, sempre per questi nuovi docenti, 1.828 milioni ma ne rientreranno ben 887, sempre per lo stesso motivo.
Come si è visto un effetto collaterale avrà anche l’erogazione dei bonus per la valorizzazione del merito: è vero che lo Stato spenderà i 200 milioni ma ne potrà incassare più della metà (102 per l’esattezza) grazie alle imposte sulla busta paga degli insegnanti.
Trattamento analogo subiranno le retribuzioni aggiuntive dei dirigenti scolastici. L’integrazione della retribuzione di posizione e di risultato, che sarà versata ai dirigenti scolastici per i maggiori oneri derivanti dalla riforma, subirà anch’essa una tassazione quantificabile, mediamente, intorno al 50%.
La Nota di Aggiornamento al DEF, prevista dalla L. 7 aprile 2011 n.39, art.2, deve essere presentata alle Camere il 20 settembre di ogni anno. La presentazione della Nota, che a differenza della previgente disciplina diviene obbligatoria, consente di aggiornare le previsioni economiche e di finanza pubblica in relazione alla maggiore stabilità e affidabilità delle informazioni disponibili sull’andamento del quadro macroeconomico (per cui sono disponibili i dati relativi ai primi due trimestri dell’anno) e di finanza pubblica rispetto a quelle utilizzate per il DEF. Vista la necessità di assicurare contestualmente il controllo della finanza pubblica e, quindi, la diminuzione dell’indebitamento delle pubbliche amministrazioni (pari al 3% del Pil nel 2014, stimato in calo al 2,6% nel 2015 e al 2,2% nel 2016), le misure di stimolo all’economia saranno in parte finanziate da risparmi di spesa attraverso una operazione selettiva che dovrà essere finalizzata ad una più efficace allocazione delle risorse nel settore pubblico.
L’intenzione del Governo è quella di beneficiare quasi completamente dei margini di flessibilità previsti dalle regole europee: uno 0,1% ulteriore in virtù della clausola delle riforme strutturali (oltre allo 0,4% già ottenuto) e uno 0,5% in più per la clausola degli investimenti sostenuti tramite il cofinanziamento europeo, un margine che sarebbe usato per lo 0,3 per cento.
Un ennesimo colpo alla Buona Scuola dunque, costi ridotti per lo Stato a quasi la metà di quanto era stato previsto.