Un tema che viene spesso dibattuto evidenziando distonie con l’estero e criticità legate a questa categoria spesso bistrattata. Essere insegnanti in Italia è un percorso a ostacoli tra problemi di immissione in ruolo, precariato e, per l’appunto, stipendi.
Siamo a Settembre 2017, mese indicato per l’avvio delle trattative del contratto degli statali. Compresi i docenti, che attendono uno scatto dopo circa 8 anni di blocco del contratto. Parlare di cifre non è mai bello tantomeno facile, soprattutto nel nostro paese dove i docenti viaggiano su velocità differenti.
Per dirla in altri termini, manca la cosiddetta equiparazione degli stipendi tra insegnanti italiani nel senso che chi opera nelle scuole di infanzia ha uno stipendio diverso rispetto a chi insegna in un liceo ad esempio. C’è un dato che tuttavia accomuna gli insegnanti italiani a prescindere da ogni altra cosa; ovvero, come si può leggere sul sito di informazione Economia Italia, il fatto di guadagnare meno dei colleghi degli altri paesi europei.
Non a caso è proprio di questi giorni una petizione sottoscritta dalle sigle dei principali docenti italiani tesa a richiedere un accostamento dei propri stipendi a quelli mediamente percepiti dai colleghi a livello di Unione Europea. Non solo: secondo una analisi del Sole24Ore, mentre in tutta Europa gli stipendi dei docenti crescono, in Italia continuano ad essere fermi. Per dare qualche cifra, un insegnate di scuola elementare in Italia guadagna mediamente 33mila euro l’anno; un docente di scuola secondaria inferiore sta sui 37 mila; uno di scuola secondaria superiore sta sui 41mila.
Si parla di cifre indicative spesso riferite a fine carriera; perché ad esempio un docente di scuola primaria guadagna a inizio carriera circa 22mila euro. In linea generale facendo una media, si tratta di valore che posizionano l’Italia sul fondo della classifica europea; dietro di noi per dirla in termini concreti si posizionano paesi come la Grecia (che ha subìto il calo più drastico con un -40% a causa della crisi e delle forti politiche di austerity); Malta, Croazia, Repubblica Ceca, Romania, Estonia, Montenegro.
Tra i paesi più industrializzati in occidente quindi, l’Italia è dietro tutti; il blocco di 8 anni degli aumenti si deve tra l’altro scontrare con la perdita del potere di acquisto che hanno subìto gli stipendi dei docenti.
Tante criticità che riguardano il mondo dei docenti e che in questo momento storico, con il via dell’anno accademico, emergono in modo ancora più prepotente. Come il caso del reclutamento degli insegnanti, con i concorsi che sono stati fermi per tanti anni e che ora dovrebbero, finalmente, ripartire nel 2018. O come la questione della mancanza di insegnanti di ruolo o docenti di sostegno.
In sostanza una serie di criticità che caratterizzano l’universo dei docenti in Italia e che non riguardano solo i loro stipendi. Fattore che pur resta al primo posto tra le problematiche da risolvere.