Preparato nei giorni scorsi da tante assemblee, si terrà oggi lo sciopero della scuola proclamato da Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal. Lo sciopero interesserà per tutta la giornata le scuole italiane: sono più di 8.600 gli istituti, presenti su tutto il territorio con oltre 40.000 sedi scolastiche, molte delle quali saranno chiuse per effetto di una partecipazione che si preannuncia molto alta, spiegano in una nota congiunta i sindacati. Manifestazioni si terranno in tutte le principali città italiane, organizzate dalle strutture territoriali e regionali dei sindacati e la manifestazione nazionale di Roma partirà alle 10 per concludersi davanti al Miur di viale Trastevere.
La protesta riguarda direttamente tutte le professionalità presenti nella scuola: personale ATA, docenti, dirigenti “che chiedono che il valore della scuola pubblica non sia declamato a parole, ma sostenuto concretamente da forti politiche di investimento”.
Tre le parole chiave che riassumono ragioni e obiettivi della giornata di lotta: “contratto, partecipazione, stabilità del lavoro, per superare gli aspetti più devastanti e deleteri della legge 107 del 2015”.
I sindacati chiedono di rinnovare un contratto fermo da anni, “una situazione che la stessa Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima e che si è fatta assolutamente intollerabile. Un contratto – aggiungono – che riconosca in modo adeguato il valore del lavoro in un settore di importanza strategica per il Paese, riavvicinando le retribuzioni del personale della scuola a quelle di altri comparti della Pubblica Amministrazione e a quelle degli altri Paesi europei”.
La questione, tuttavia, come ha sottolineato la ministra Giannini, coinvolge tutto il pubblico impiego, non può riguardare un singolo comparto.
“Il ministro Madia ha in più occasioni espresso un’apertura su questa questione. Ripartire con il contratto per un settore come la scuola – ha osservato Gianni – è una richiesta che ha fondamento, ma non si deve prescindere dall’enorme sforzo di fondi messi in campo e diretti all’incentivazione degli insegnanti”.
E riferendosi alle richieste di modifica alla 107, detta della buona scuola, ha ribadito che “la legge è quella e si cerca di attuarla al meglio”.