Il rischio concreto c’è, e per questo motivo i sindacati hanno già richiesto un incontro al Miur per parlare della salvaguardia dei diritti acquisti da chi è in possesso di titoli di studio e abilitazioni precedenti al nuovo provvedimento.
Ormai è assodato che il Governo ha legato la riforma delle classi di concorso al nuovo bando di concorso a cattedra che, nella previsione della legge 107/2015, avrebbe dovuto essere già pubblicato entro il 1° dicembre. Slittato di qualche settimana il procedimento, il rischio è comunque -complice la pausa per le festività natalizie – che si faccia un provvedimento affrettato e si ritardi il bando a tal punto da mettere in discussione le immissioni in ruolo 2016/17.
Che non tutti siano contenti di questo modo di procedere lo leggiamo su Il Fatto Quotidiano. La deputata Pd Maria Grazia Rocchi , relatrice del provvedimento in Commissione alla Camera afferma: “È un lavoro molto complesso, ci sarebbe piaciuto affrontarlo con più calma, per impostare le nuove classi su una metodologia pedagogica moderna”. Ma non c’è più tempo per dibattere di principi ispiratori. “Ci rendiamo conto che c’è una contingenza, quella del concorso, che ha condizionato tempi e modi di lavoro . Dovevamo innanzitutto tutelare le abilitazioni esistenti e i diritti acquisiti , non era facile. In ogni caso ci sono ancora diverse migliorie da fare: il governo ha promesso di recepire tutte le condizioni indicate”.
Sia la VII Commissione Cultura della Camera che del Senato hanno infatti evidenziato tutta una serie di richieste e aggiustamenti, così come già aveva fatto il Consiglio di Stato, ma non sappiamo se i suggerimenti saranno ascoltati.
Anche i sindacati vorrebbero nuovamente intervenire, dopo l’informativa ricevuta lo scorso 4 settembre, ma ad oggi non hanno ricevuto una nuova convocazione.