Si tratta di una sentenza della Cassazione che ha annullato il non luogo a procedere del Gup di Arezzo relativamente ad una famiglia che aveva denunciato due dirigenti scolastici, due insegnanti e una psicologa che avevano avviato una osservazione di una classe.
I genitori, durante il colloquio con una maestra, erano venuti a sapere che il figlio, con tutta la classe, era stato sotto osservazione clinica da parte della psicologa della scuola, incaricata di esaminare per due mesi, due volte la settimana, durante le lezioni, il comportamento dei bambini. A richiedere l’intervento dell’esperta erano stati due insegnanti, autorizzati dal dirigente della scuola senza che ne fosse data comunicazione alle famiglie e richiesto il preventivo consenso. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dei genitori che hanno sostenuto che si era trattato di un trattamento sanitario non autorizzato e adesso gli atti sono stati trasmessi al Tribunale di Arezzo.
Il gup, che per la Cassazione è stato troppo “sbrigativo” dovrà tenere presente che “l’assenza di un esplicito consenso da parte di chi sia legittimato a prestarlo, vale a dire i genitori del minore nel nostro caso – scrivono gli ‘ermellini’ – integra certamente una compressione della liberta’ di autodeterminazione del soggetto passivo”. Il gup dovrà appurare “se l’attività di osservazione psicologica effettuata nei confronti dei minori abbia avuto carattere impositivo o, in qualche modo, incisivo della sfera materiale e psichica dei bambini”. Se la psicologa, spiega la Cassazione, ha avuto un ruolo di “consulente” della maestra per suggerirle indirizzi didattici, si può “escludere che l’attività di osservazione potesse interferire nella sfera personale degli alunni e quindi necessitare del preventivo consenso dei genitori”, mentre “non altrettanto puo’ dirsi se oggetto dell’osservazione erano proprio i comportamenti degli alunni e, ancor di piu’, di alcuni alunni ritenuti portatori di problematiche”, come ritengono i genitori del ragazzino ‘sorvegliato speciale’. “Sono soddisfatto di questa sentenza, ora il procedimento ripartirà su altri presupposti”, ha detto Roberto Alboni, legale della famiglia che ha presentato il ricorso.