manifestazione 28 NovembreIl segretario generale della FLC CGIL ha scritto una lettera sui motivi della manifestazione del 28 novembre 2015 a Roma e sulla necessità di non mancare a questo appuntamento. Contratto, risorse e investimenti nei settori della conoscenza, contrasto a leggi inaccettabili, prospettive verso un referendum abrogativo delle parti più insidiose della legge 107/15 e, in assenza di risposte, verso uno sciopero delle categorie pubbliche, questi i temi trattati da Domenico Pantaleo.

 

Con lo slogan “Pubblico6Tu, ContrattoSubito”, migliaia di lavoratori da tutto il paese sfileranno da Piazza della Repubblica, dove alle ore 12 è previsto il concentramento, fino a Piazza Venezia nelle cui vicinanze sarà allestito il palco per i comizi.

 

 

 

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Cara lavoratrice, caro lavoratore, cara iscritta, caro iscritto,

 

la manifestazione nazionale del 28 novembre a Roma, che abbiamo indetto unitariamente con gli altri sindacati, ha l’obiettivo di riconquistare il rinnovo dei contratti nei settori pubblici, un diritto che la Costituzione ci garantisce.

 

Recenti sentenze della Corte costituzionale e del tribunale di Roma sanciscono che le risorse per il Ccnl devono essere adeguate al recupero del potere di acquisto dei salari falcidiati dal blocco dei contratti.

 

Tra gli ostacoli all’apertura di una nuova, urgente stagione di rinnovi contrattuali è un’imponente legislazione, che, per la sua confusione e farraginosità, andrebbe abrogata e che ha impedito in vari modi la contrattazione collettiva nazionale e decentrata. Con le dannose conseguenze che tutti sappiamo.

 

Siamo convinti che un sistema di regole chiare ed esigibili e di relazioni sindacali aiuti sia il miglioramento dell’organizzazione del lavoro, soprattutto col contributo determinante delle Rsu, sia la dinamica delle retribuzioni e la valorizzazione professionale.

 

La legge finanziaria, attualmente in discussione, va purtroppo in un’altra direzione. Non ci sono risorse adeguate per il rinnovo dei contratti pubblici e reitera il tentativo di togliere al contratto nazionale la funzione di stabilire i salari e di regolare i rapporti di lavoro. Il blocco della contrattazione decentrata è un ulteriore danno ai lavoratori e penalizza le stesse amministrazioni impegnate in processi di innovazione. E non è tutto. Privilegia gli interessi dei ceti sociali più forti a scapito dell’occupazione, della redistribuzione della ricchezza, del welfare e del sistema sanitario pubblico, perché ancora una volta taglia la spesa pubblica. E, nonostante il gran parlare, non prevede interventi per cambiare l’insostenibile legge Fornero sulle pensioni.

 

Il definanziamento dei settori della conoscenza conferma la scelta del Governo di affermare un modello di società e di economia che allarga le disuguaglianze sociali e riduce i diritti, fomentando una competizione al ribasso che mortifica le competenze e inibisce le innovazioni. Si trovano le risorse per le imprese, per le scuole private, ma si negano investimenti per il diritto allo studio. Il sud è sempre più abbandonato a se stesso e manca un progetto per innalzare la qualità dei sistemi formativi e educativi, non ci sono risposte per le emergenze dell’università e mancano investimenti e infrastrutture per rilanciare la ricerca.

 

Riguardo alla scuola la FLC ha annunciato che la battaglia per la riconquista del contratto nazionale si accompagnerà al contrasto dell’impianto della legge 107/15. A cominciare dalle misure lesive della libertà di insegnamento e da quelle che introducono una gestione autoritaria e antidemocratica, pensiamo in particolare alle modalità di attribuzione del “bonus” e alla chiamata diretta dei docenti. Non dimentichiamo, inoltre, che, nonostante le recenti stabilizzazioni, c’è una parte consistente di docenti e Ata che è rimasto escluso dai provvedimenti del governo, in barba alla sentenza della Corte di giustizia europea. La FLC non abbandona questi lavoratori.

 

Siamo pronti, quindi, a difendere la scuola della Repubblica su tutti i fronti, anche con un referendum abrogativo delle partì più insidiose della legge 107. Ma di certo ripresentando le nostre proposte per un sistema educativo moderno e democratico, per aumentare l’obbligo scolastico e inserire nei percorsi di istruzione la scuola dell’infanzia.

 

Per queste ragioni bisogna essere in piazza il 28 novembre.

 

Ma c’è anche un motivo di più: dare una risposta forte e decisa al terrorismo e alla violenza dopo la terribile strage di Parigi. Noi non cediamo alla paura e tanto meno accettiamo limitazioni delle libertà. Non è così che si sconfigge il terrorismo, né con avventure militari. Ma con la forza della democrazia, con la politica, con maggiore giustizia sociale nel mondo, con l’accoglienza di chi fugge dalla fame e dalle guerre. Facciamo sentire la voce della ragione e della solidarietà contro chi vuole distruggere la civiltà e la pace tra i popoli.

 

Tutte le iniziative programmate nei comparti della conoscenza troveranno una sintesi nella grande manifestazione di tutti i comparti pubblici del 28 novembre. In assenza di risposte concrete proseguiremo la mobilitazione verificando le condizioni per arrivare ad uno sciopero unitario del pubblico impiego. Sono convinto che solo con il protagonismo delle RSU, dei nostri iscritti, dei nostri gruppi dirigenti sarà possibile ridare senso e valore al lavoro nei nostri comparti e affermare un’effettiva centralità della conoscenza per garantire prima di tutto alle nuove generazioni inclusione e dignità sociale.