Il Sistema di Istruzione ha avuto diverse evoluzioni nel corso dei decenni e, fortunatamente si è passato dalla scuola formalistica alla scuola attiva. Ma qual è il significato di questo passaggio? Quali sono i suoi capisaldi? Ancora oggi è possibile parlare di scuola attiva per i docenti?
Offrire alla popolazione un’istruzione per permettere la condivisione dei valori della modernità. È così che nasce l’istruzione correntemente intesa. Tuttavia, per giungere alla vera e propria istruzione contemporanea si è dovuto fare un vero e proprio upgrade di sistema.
Passando da un sistema esclusivo ad uno inclusivo. Scopriamo in che modo.
Dalla scuola passiva alla Scuola Attiva
Già alla fine dell’800 si auspicava, secondo il pensiero di John Dewey, la creazione di una scuola non convenzionale: non più impostata sul nozionismo e sull’ascolto passivo degli insegnanti o lo studio individuale come erano state le scuole sino ad allora. Ma una scuola secondo la psicologia dell’alunno e non del maestro.
Lo scopo era quello di generare un rapporto più stretto tra insegnanti e studenti in modo da evitare la tipica rivalità e facendo in modo di evitare tecniche mnemoniche per l’apprendimento. Favorendo così la coscienza individuale e lo sviluppo critico dell’alunno.
Da qui nascerà poi l’espressione “scuola attiva“, coniata dal pedagogo Pierre Bovet e divenuta poi l’insegna della scuola moderna.
Per scuola attiva si intende:
- Una reazione alla scuola tradizionale (passiva, formalistica, incapace di adeguarsi alle esigenze degli alunni);
- La proposta di un nuovo tipo di educazione.
Fu così che nacque e crebbe una concezione di scuola partecipata in senso vero e proprio.
Seguendo questo indirizzo la rivoluzione educativa, in Italia, arriva tramite l’insegnamento di Maria Montessori. Questa donna, ha infatti dato un impulso fondamentale alla pedagogia https://youtu.be/E2pWbYaTc_omoderna e al sistema scolastico. Grazie al suo metodo, che prese piede in alcune scuole già all’inizio del Novecento, per poi esplodere in America negli anni ’60.
Il cosiddetto Metodo Montessori, che è al servizio dei bambini dalla nascita fino al compimento della maggiore età, si concentra sull’indipendenza, sulla libertà di scelta del proprio percorso educativo (entro limiti codificati) e sul rispetto per il naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino.
Ma quali sono i precetti della Scuola Attiva? Lo studente va messo in contatto con la natura, deve sperimentare la coeducazione, il lavoro in gruppo e soprattutto l’etica del lavoro, nella convinzione che il soggetto impara assai più facendo che vedendo o ascoltando.
Tecnologia
La scuola sta cambiando profondamente, dagli spazi fisici ai metodi di insegnamento.
L’innovazione tecnologica che ruolo gioca in questa evoluzione? Ed in questo nuovo modo di intendere l’istruzione? Senza dubbio è molto importante.
Certamente si tratta di un nuovo modo di intendere la partecipazione dello studente all’attività didattica: per questo si stanno sviluppando sempre più espressioni quali Educazione 2.0 e Apprendimento Interattivo.
L’ambiente di apprendimento sta rapidamente cambiando e sempre più studenti vorrebbero che le loro scuole utilizzassero maggiori risorse educative digitali.
Una scuola aperta al 2.0 può stimolare maggiormente gli alunni e fornire loro gli strumenti intellettuali necessari a gestire autonomamente le nuove tecnologie e le loro risorse.
Strumenti nuovi, quali software e strumenti didattici che hanno effettuato lo switch-off da analogico a digitale possono aiutare in questo senso gli alunni ad avere una quota di maggiore partecipazione nell’apprendimento e più stimoli per migliorare la comprensione dei programmi scolastici.
Strumenti come la Lim (acronimo di Lavagna Interattiva Multimediale) che una lavagna digitale che probabilmente sostituirà i tradizionali cancellini e gessetti. Ma anche l’utilizzo di tablet per favorire la didattica digitale e abbattere i costi dei libri scolastici per le famiglie. Eliminando così il gap economico tra le famiglie.
Oppure l’utilizzo, per i docenti, del registro elettronico, così da poter snellire parte della burocrazia scolastica, al fine di dedicare maggior tempo all’insegnamento vero e proprio.
Tuttavia questo resta ancora un campo minato: da un lato le Scuole italiane non sono ancora pronte a fornire ai docenti la strumentazione necessaria, nonostante la legge già imponga determinati obblighi a dirigenti scolastici e insegnanti.
Dall’altro gli studenti sono spesso abbandonati a se stessi. Troppo indaffarati sugli schermi dei propri smartphone e catturati dalla propria di tecnologia, per badare a un’offerta formativa 2.0 dal punto di vista istituzionale ancora incompleta.
Ciò nonostante si potrebbe, almeno sotto questo punto di vista, guardare al futuro in maniera ottimistica. Nelle scuole del 21° secolo, esistono già spazi che favoriscono la didattica laboratoriale ed esperienziale per l’acquisizione di competenze concretamente spendibili e non solo di conoscenze.
Lo studente può così diventare un attore nel processo di costruzione del sapere. Sempre, ovviamente, distinguendo la Scuola dall’Azienda: l’istruzione deve favorire l’ingresso nel mondo del lavoro ma non diventarne l’anticamera.
Inclusione
La Scuola Attiva concerne la piena partecipazione degli studenti alle attività della Scuola non come recettori passivi, ma come agenti attivi. Ma anche anche la piena inclusione dei soggetti in classe che presentano difficoltà di apprendimento, disagi fisici e motori o psichici.
In questo caso anche la legge, fortunatamente, viene in soccorso dell’istituzione scolastica. La Legge n. 170 del 2010 ha ad esempio come oggetto la disciplina normativa dei disturbi specifici dell’apprendimento in ambito scolastico costituisce il punto di partenza da cui poter far scaturire alcune riflessioni in merito alla tutela legale degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado.
Anche perché la situazione, in questo senso, è delicata. Secondo la fotografia del Censis si conferma, purtroppo, il trend in aumento dei ragazzi e bambini con diagnosi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Nell’anno scolastico 2014-2015 (ultimi dati disponibili) nel ciclo dell’istruzione secondaria di II grado ammontavano a quasi 68.000 individui, con un +180,9% rispetto all’a.s. 2011-2012, pari a 2,5 alunni ogni 100.
È importante anche che la Scuola venga in soccorso anche degli alunni con disabilità, ed è per questo che esiste la figura dell’Insegnante di Sostegno, introdotta nella scuola dell’obbligo italiana ai sensi della legge 4 agosto 1977, n. 517.
Questo docente deve attuare interventi di integrazione attraverso strategie didattico metodologiche specifiche, con altri insegnanti curricolari. Poiché insieme hanno la responsabilità della realizzazione del processo di integrazione scolastica.
Il futuro della Scuola Attiva
“Il contatto vitale con la realtà riguarda molto di più il fondo stesso, l’essenza della personalità vivente nei suoi rapporti con l’ambiente. E questo ambiente, ancora una volta, non è né un insieme di stimoli esterni, né di atomi, né di forze o energie; è un’onda mobile che ci avvolge da ogni parte e che costituisce il mezzo senza il quale non potremmo vivere.”
Franco Basaglia
Né un insieme di stimoli esterni, né di atomi, né di forze o energie: un’onda mobile che ci avvolge da ogni parte. La definizione di Basaglia, che applicava questo concetto agli istituti di correzione, vale senza dubbio anche per le istituzioni scolastiche.
Solo, infatti, con una prospettiva di pieno coinvolgimento si possono fare interagire pienamente gli alunni con l’ambiente formativo. Stimolando così appieno la loro crescita mentale e spirituale.
Ma è ancora possibile ragionare secondo questi stilemi ai tempi dei millennials? I casi continui di violenza, aggressione e insofferenza da parte dei ragazzi verso i propri formatori danno molto da pensare.
Forse serve semplicemente rimettere mano al sistema di istruzione (ma in modo serio, non semplicemente con una legge copia-incolla della Buona Scuola). Forse il sistema va scardinato e riassemblato. Con i docenti che possano avere di nuovo la forza di entrare in classe senza la paura di venire dileggiati. E gli studenti che ritrovino quell’educazione civica nei confronti dell’insegnante che oramai spesso è mancante.
È una lunga strada, ma si deve pur iniziare in qualche modo.
Condivido perfettamente questo modo di pensare.Io,nella mia vita di insegnante, ho cercato il più possibile di applicare questi principi,realizzando,quando possibile,una scuola del fare.Non sempre è stato facile.Ho spesso incontrato ostacoli nei miei colleghi conservatori o “semplici impiegati”.