Un insegnante di storia e filosofia dell’Istituto Superiore Pirelli di Roma è al centro di un’indagine dell’Ufficio Scolastico Regionale (USR): abitualmente faceva il saluto fascista in aula e metteva a segno insulti omofobi e razzisti nei confronti dei suoi alunni.


Diversi studenti hanno denunciato per mesi comportamenti altamente problematici da parte dell’uomo. Il docente, accusato di manifestare atteggiamenti fascisti e di tenere comportamenti inappropriati, è finito sotto i riflettori a causa di segnalazioni e video girati di nascosto dagli stessi alunni.

A Roma un insegnante indagato per saluto fascista e insulti omofobi e razzisti

I video e le testimonianze, che sono emersi grazie alla denuncia di studenti del quinto anno, dipingono un quadro inquietante. In uno dei filmati, si vede il professore mettere uno studente in un cestino della carta; in un altro, racconta di aver guardato contenuti pornografici durante le lezioni, con risate in sottofondo. Inoltre, ci sono segnalazioni di atti sessuali simulati e di frasi razziste e omofobe. Tra le immagini più controverse, un selfie in cui il docente è ritratto mentre alcuni studenti eseguono il saluto fascista accanto a lui.

L’Ufficio Scolastico Regionale ha deciso di avviare un’indagine interna per chiarire la situazione e determinare le eventuali responsabilità. Gli studenti, una volta conclusa la maturità, hanno descritto questi due anni come un “incubo”, portando alla luce episodi che, secondo loro, hanno compromesso la loro esperienza scolastica.

Il video e la denuncia degli studenti

Qui di seguito potete visualizzare parte dei video e delle segnalazioni degli studenti dell’istituto rilasciate al TG3.

Le reazioni politiche

La situazione ha suscitato una forte reazione anche a livello politico. Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Partito Democratico, ha definito gli episodi “gravi e inquietanti“. In una nota, Manzi ha criticato la condotta del docente, sottolineando che tali comportamenti contraddicono i principi fondamentali della Costituzione e la missione educativa della scuola. Ha inoltre chiesto un intervento urgente del Ministro dell’Istruzione, Valditara, per fare chiarezza e adottare le necessarie misure correttive.

Riteniamo giusto che l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio abbia avviato un’indagine. È fondamentale sapere se episodi simili erano già stati segnalati e quali provvedimenti verranno presi“, ha affermato Manzi. Il Partito Democratico presenterà a breve un’interrogazione per ottenere risposte tempestive e garantire che tali comportamenti non passino inosservati.

L’apologia di fascismo è un reato

Occorre sempre ricordare che in Italia, a prescindere, esiste il reato di apologia di fascismo.

Si tratta di una condotta penalmente perseguibile, prevista dall’art. 4 della legge Scelba attuativa della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione.

La “riorganizzazione del disciolto partito fascista” avviene ai sensi dell’art. 1 della citata legge:

«quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.»

La legge n. 645/1952 sanziona chiunque «promuova od organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».

Ogni tipo di apologia è punibile con un arresto dai 18 mesi ai 4 anni.

La legge Mancino

Infine si fa presente che la legge Mancino (legge 25 giugno 1993, n. 205) sanziona e condanna frasi, gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitamento all’odio, l’incitamento alla violenza, la discriminazione e la violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. La legge punisce anche l’utilizzo di emblemi o simboli.

L’art. 1 (“Discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi“) dispone quanto segue: “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, […] è punito:

  • a) con la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
  • b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.

È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell’assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni.