ricercatoriDopo la firma dell’accordo quadro sui nuovi comparti della Pubblica Amministrazione, si dovrebbe aprire la partita sui rinnovi contrattuali, per fare ripartire, in tutti i settori, i salari e le carriere bloccati dal 2009. Ma da una parte i primi elementi contenuti nel DEF sono del tutto scoraggianti, visto che con le risorse attualmente stanziate – ovvero quelle previste dalla legge di stabilità 2016 – si copre a stento l’indennità di vacanza contrattuale. Dall’altra negli scorsi giorni è circolata una bozza proveniente dal MIUR del provvedimento legislativo previsto dalla legge sulla Pubblica Amministrazione dello scorso anno riguardante la riorganizzazione degli enti pubblici di ricerca che è davvero preoccupante per i suoi contenuti.

 

Il testo prodotto del MIUR è completamente inaccettabile, in particolare sulla parte relativa al reclutamento.

 

Il decreto produrrebbe innanzitutto una spaccatura insostenibile tra I-III e IV-VIII.

 

Da una parte infatti il personale tecnico-amministrativo è completamente assente dal decreto: che fine faranno i percorsi di carriera e stipendiali, nonché i tanti precari dei livelli IV-VIII, oltre la metà negli enti di ricerca?

 

I ricercatori e tecnologi verrebbero invece decontrattualizzati. Questo significa che lo stipendio di ricercatori e tecnologi sarebbe deciso direttamente con un Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri e che in generale tutto quello che riguarda mansioni, profili e carriere sarà in balia delle scelte della politica e della dirigenza degli enti.

 

Il nuovo “reclutamento” previsto porterebbe a una precarizzazione di massa con figure contrattuali con modalità e diritti diversi, prendendo spunto – riuscendo addirittura a peggiorarne alcuni aspetti – dal modello universitario (Riforma Gelmini), che già ha dimostrato in questi anni il suo fallimento e creato una “carriera” pre-ruolo ultraventennale.

 

I ricercatori e tecnologi di III livello di ruolo sarebbero posti “a esaurimento”, in competizione con precari e sottoinquadrati per i “nuovi” profili professionali di primo ricercatore e primo tecnologo.