Oggi, l’ex piddino Giuseppe Civati darà il via ad una campagna referendaria promossa dal nuovo movimento.
Oggi saranno depositati in Cassazione i quesiti referendari su vai leggi varate dal Governo, tra cui quella sulla scuola.
Il leader del movimento ‘Possibile’ lancia la campagna referendaria: “500 mila firma entro il 30 settembre per la consultazione entro il 2016”
“Non abbiamo potuto iniziare prima perché attendevamo la riforma della scuola, come ci era stato da più parti chiesto e suggerito. Ma ora abbiamo pochi giorni. Questa settimana, infatti, dobbiamo presentarli in Corte di Cassazione per avviare il percorso. Il lungo e faticoso percorso che, chiudendo la raccolta delle 500.000 firme il 30 settembre, ci potrà portare a votare nella primavera 2016. Mancando questo obiettivo e questa tempistica i referendum rischiano seriamente di perdersi”. E’ quanto scrive sul suo blog Beppe Civati, in un post in cui annuncia l’avvio della raccolta firme per i referendum anche su Italicum, scuola e Jobs act.
“Finalmente si discute di referendum, come auspico da tempo, per restituire sovranità ai cittadini, di fronte a scelte che non facevano parte del programma elettorale di alcuna forza politica e che invece da due anni stanno modificando il panorama legislativo del nostro paese”.
Lo scrive Pippo Civati sul suo blog ricordando lo stesso invito arrivato da parte di Maurizio Landini. “A me sembra che sia il momento di rompere gli indugi e di non traccheggiare più” scrive Civati che ricorda: “Da due mesi insisto: qualsiasi campagna referendaria è molto meglio che sia avviata ora e si provi a raccogliere le firme entro il 30 settembre, limite oltre al quale i referendum slitterebbero di un anno, quindi si celebrerebbero nel 2017 (con il rischio che nel 2017 si voti per le politiche, facendoli slittare ulteriormente, ovvero che le norme siano applicate, depotenziando il carattere politico dei referendum stessi)”. I quesiti su cui chiamare i cittadini al voto sarebbero su “temi centrali della politica italiana, dal Jobs Act (licenziamenti collettivi e demansionamento), Sblocca Italia (trivelle e legge obiettivo), Italicum (“totale” e capolista bloccati con pluricandidature), attendendo l’esito della discussione parlamentare sulla Scuola, predisponendo un quesito sulla questione centrale dei presidi manager”
Nel frattempo, Landini (FIOM) afferma di vedere all’orizzonte un autunno piuttosto agitato. Tra i motivi di agitazione anche la scuola, con la riforma.
Nel frattempo, molti sono i proclami su possibili “boicottaggi” a partire dal primo di settembre, mentre il Ministro Giannini, in una intervista al Messaggero, si è detta sicura che a settembre la riforma partirà senza alcuna difficoltà e che, secondo la sua esperienza in giro per l’Italia, ci sono critiche “ma anche pareri positivi”.
Secondo il Ministro, coloro che sono contrari alla riforma sono una minoranza organizzata e rumorosa, mentre “il consenso individuale è silenzioso”.
Invece nessun dubbio da parte di Maurizio Saccomanni, presidente della Commissione lavoro del Senato, un referendum boccerebbe i contestatori.
Da più parti si chiede un referendub per abrogare la riforma della scuola. Sprattutto i movimenti e i sindacati minori.
Forze che ritengono sicura una bocciatura popolare.
Non è dello stsso avviso il Presidente della V commissione al Senato, che ritiene di non dover temere nulla da un referendum, anzi.
Infatti, afferma: “sarebbe utile alla società italiana perché darebbe alle riforme la forza della volontà popolare segnando uno spartiacque rispetto alla sinistra conservatrice e alla sua tradizionale pretesa di veto sui cambiamenti. Così fu per la scala mobile nonostante il pericoloso quesito. Così sarebbe nel caso di un voto voluto dai conservatori ideologizzati”.
Nell’elenco Saccomani dimentica, però, il referendum sulla privatizzazione dell’acqua, che il Governo Renzi ha aggirato e quello sul nucleare.