In Campania, Sicilia, Calabria, Molise, Puglia (seppur risalente la china) i docenti che danno l’aiutino agli alunni durante le prove Invalsi, soprattutto durante le prove d’esame di licenza media. A dare le tendenze ieri al Ministero, durante la presentazione dei risultati delle prove 2014, Roberto Ricci, Dirigente di ricerca dell’invalsi.

Il fenomeno è stato battezzato con il termine anglosassone “cheating”, che deriva dal termine Cheat (imbrogliare, frodare) e che in questi ultimi anni viene monitorato attraverso processi di identificazione di tipo statistico complesso. Un esempio banale, se un’intera classe risponde correttamente ad una domanda, statisticamente non è accettabile, quindi, ho la voce è passata velocemente o il prof ha dato la soluzione a tutti.

Ed è proprio su questo secondo caso che l’Invalsi insiste, perché si tratta di un esempio negativo a livello educativo. Altri fattori che sono indicatori di imbrogli possono essere: punteggio troppo elevato rispetto alla media nazionale; troppe risposte identiche all’interno della classe; basso numero di risposte non date.

Un sistema che si affina negli anni con nuovi parametri, al fine di restituire statistiche nazionali ripulite e veritiere. Le statistiche ci dicono che il fenomeno è diffuso soprattutto alle superiori, anche se un apice indicato ieri da Ricci riguarda proprio gli esami di licenza media, in un crescendo che si acuisce aumentando il grado scolastico. Un fenomeno rilevante, almeno statisticamente, al Sud, ma al Nord non si scherza. Basti ricordare che lo scorso anno l’Invalsi restituì i test a ben 78  scuole tra Trentino e Lombardia per comportamenti anomali.

Consulta i documenti in allegato:

Rapporto Risultati Effettivi Rilevazioni Nazionali 2014

Rapporto Tecnico Rilevazioni Nazionali 2014

Sintesi Rilevazioni Nazionali 2014

FONTE: Orizzonte Scuola (www.orizzontescuola.it)

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