Il precariato della scuola ha dimensioni che sembrano sproporzionate se paragonati a qualsiasi altro posto di lavoro. Il primo ministro parla addirittura di una scuola in funzione di ammortizzatore sociale. Ma quei numeri, come dimostrato da una nostra elaborazione, corrispondono al lavoro effettivo di quanti nella scuola lavorano da anni con un contratto a tempo determinato.
I posti da stabilizzare diventano molti di più restituendo quelli tagliati dalle Riforme Gelmini, in termini di percorsi curriculari, di laboratori, di tempi di apprendimento, di generalizzazione della scuola dell’infanzia.
Chi è precario nella scuola ha subito la sua precarietà, non l’ha cercata e ora, in un momento in cui il Paese soffre la mancanza del lavoro, il Governo non può pensare di privare del lavoro chi con il suo impegno professionale consente da anni il regolare svolgimento delle lezioni, come ha sancito anche la sentenza della Corte europea.
Nessun regalo quindi si avrebbe dal Governo attivando un piano pluriennale di stabilizzazioni, ma piuttosto il riconoscimento che non si può continuare ad alimentare il precariato, nell’illusione che con un decreto sparisca, portando via le speranze alimentate in anni di lavoro.
Speranze che raccontano i docenti delle GAE: dal 2007 aspettano la chiusura delle graduatorie, come recita la legge di bilancio di quell’anno. Peccato che i tagli agli organici della Gelmini abbiano interrotto quel processo.
Speranze che raccontano coloro che hanno vinto il concorso o sono nella graduatoria di merito.
Speranze che raccontano i docenti dei TFA e dei PAS: hanno frequentato costosi corsi sulla base di numeri stabiliti dal Ministero ed autorizzati dalla Corte dei Conti per conseguire l’abilitazione necessaria alla stabilizzazione.
Il 23, 24 e 25 giugno in piazza a Roma i lavoratori precari della scuola porteranno le loro speranze e con le Organizzazioni Sindacali richiederanno ancora una volta a gran voce:
- un piano pluriennale di stabilizzazione per tutti i precari docenti ed ATA che ne vantano il diritto, anche alla luce della sentenza europea;
- la sospensione del bando del concorso per permettere l’attuazione del piano di assunzione, in considerazione del turn over favorevole fino al 2018;
- la cancellazione della norma sul divieto di assunzione a tempo determinato dopo 36 mesi di supplenza, perché illegittima;
- il diritto all’abilitazione per chi ha maturato i 36 mesi di servizio nella terza fascia delle graduatorie d’istituto, con l’indizione di un TFA speciale.
Un improponibile Disegno di Legge sulla scuola non può passare con il ricatto delle assunzioni che sono un atto dovuto. Il lavoro deve tornare ad essere il merito dell’agire della politica.
Una scuola spolpata in questi anni delle sue risorse umane e materiali di quel lavoro ha bisogno, perché rappresenta competenza, conoscenza, continuità didattica, veri motori dell’innovazione.