matteo-salvini-telecamere-asili-nidi-maggioIl vice-premier Matteo Salvini vuole le telecamere negli asili nidi entro maggio: ma in molti si oppongono.


Il giovane sindacato pronto a ricorrere al garante della privacy e a stoppare il provvedimento per violazione della normativa sui dati personali. Per il presidente nazionale, Marcello Pacifico, è ora di dire basta a questo perenne clima di odio e di sfiducia verso il mondo della scuola. Il personale Ata, come i dirigenti scolastici, non è annoverabile di certo tra i “furbetti” del cartellino, così come le maestre degli asili non sono delle malfattrici. Bisogna saper distinguere le scuole dalle carceri: fermo restando l’applicazione di tutte le sanzioni previste dal nostro ordinamento giudiziario verso chiunque delinque, il personale scolastico merita rispetto. 

C’è anche l’installazione delle telecamere negli asili nidi tra i punti che il vice-premier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha detto di volere attuare, con procedura d’urgenza, entro la fine del prossimo mese: “La scuola sarà riformata”, ha detto lo stesso vice presidente del Consiglio in attesa di definire in Consiglio dei ministri i dettagli sul decreto Crescita, per poi anche ricordare che c’è un “contratto di governo che ci impegna ancora per quattro anni”.

Il no del sindacato autonomo

Anief si oppone a questo modo di procedere del leader del Carroccio e di altri ministri della Lega: è un atteggiamento, che si traduce in pericolose e osteggiate attività legislative, già palesato con l’articolo 2 del cosiddetto disegno di legge ‘Concretezza’, voluto dalla Ministra per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, al fine di introdurre un serio contrasto al fenomeno dell’assenteismo nelle amministrazioni pubbliche, attraverso l’adozione obbligatoria delle impronte digitali e dei dati biometrici dei dirigenti scolastici e di tutto il personale amministrativo, tecnico e ausiliario.

Il parere del presidente Anief

“Come abbiamo già avuto modo di dire – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – si parte da un concetto palesemente errato: quello che nella scuola operino persone furbe, scaltre, quasi fossero dei delinquenti. Siccome le cose non stanno così, considerando che ogni anno vengono licenziati una manciata di dipendenti, a fronte di un milione di lavoratori, e ancora meno per motivi di mancata presenza sul posto di lavoro, è più che plausibile asserire che il Governo stia impegnando tempo e soldi, ben 35 milioni di euro, sull’approvazione di una norma praticamente inutile. E anche offensiva, perché nell’introdurre sistemi biometrici e telecamere si presuppone – conclude Pacifico – che la categoria necessiti di controlli per espletare il proprio dovere”.

I numeri parlano chiaro

Anche i numeri diramati di recente dalla Funzione Pubblica parlano di assenteismo o di falsa attestazione della presenza in servizio nella PA come fenomeno a dir poco residuale. Vale infine la pena infine ricordare che il Garante della Privacy ha ritenuto “fondato” l’utilizzo della videosorveglianza solo per l’esigenza di tutela dei bambini (in particolare in età di nido) e per agevolare la ricostruzione probatoria rispetto a reati commessi nei confronti dei minori: mentre ha posto seri dubbi sull’eventuale impiego delle telecamere in modo sistematico e generalizzato, perché “la tutela dei soggetti fragili può avvenire efficacemente anche con mezzi meno invasivi”.

Anief si è opposta in tempi non sospetti contro tali imposizioni nelle scuole: prima al Senato, chiedendo un apposito emendamento al disegno di legge S. 920; poi alla Camera chiedendo modifiche al testo del ddl, l’Atto 1433.