Ecco la nota della FLC CGIL sulle principali misure contenute all’interno della Legge di Bilancio 2025 per il comparto della scuola.
La Legge di Bilancio 2025 rispecchia un approccio contenuto rispetto alle esigenze dei settori dell’istruzione, della ricerca e dell’alta formazione. Se da un lato alcune misure sono orientate al sostegno delle famiglie e degli studenti, dall’altro le risorse stanziate risultano insufficienti a fronteggiare le sfide strutturali del sistema educativo italiano. In assenza di investimenti adeguati, i lavoratori e le lavoratrici del settore continueranno a trovarsi in difficoltà, mentre la scuola rischia di non avere i mezzi necessari per rispondere adeguatamente alle sfide future.
Legge di Bilancio 2025: le misure per la scuola
La Legge di Bilancio 2025, approvata con la legge 207 del 30 dicembre 2024, si presenta come una manovra dal forte impatto sul mondo della scuola, dell’università, della ricerca e dell’alta formazione artistica e musicale (AFAM). La sintesi delle misure, elaborata dalla FLC CGIL, evidenzia come questa legge penalizzi in modo significativo i lavoratori di questi settori, con scarse risorse destinate a contratti, salari e stabilizzazione del personale precario.
Una delle decisioni più rilevanti riguarda la limitazione degli aumenti salariali, con i rinnovi contrattuali per il pubblico impiego (CCNL) bloccati fino al 2030, fermi a quanto previsto dall’inflazione programmata. Questo intervento si inserisce in un contesto economico di grande incertezza, con il governo che ha scelto di non valorizzare adeguatamente i settori dell’istruzione e della ricerca, nonostante il loro contributo essenziale al paese.
Anche sul fronte fiscale, la legge introduce modifiche significative, come il cambiamento del taglio del cuneo contributivo, che diventa un bonus fino a 20.000 euro, con detrazioni per redditi medio-bassi. Tuttavia, questi interventi fiscali non sembrano sufficienti a risolvere i problemi strutturali dei settori pubblici. Si registra, inoltre, un incremento delle risorse per le scuole paritarie, con detrazioni aggiuntive e un bonus bebè che si estende alle famiglie. Non mancano misure di supporto alle lavoratrici con figli, come la decontribuzione al 100% per chi ha almeno due figli e la modifica del congedo parentale, con l’allungamento della retribuzione all’80% per tre mesi.
Sul tema pensionistico, non emergono novità rilevanti, se non la possibilità di uscire dal lavoro pubblico a 70 anni, mentre il dibattito sulla riforma della legge Monti-Fornero resta in sospeso.
Tagli e risorse insufficienti
Nel settore scolastico, la Legge di Bilancio non offre risorse aggiuntive per compensare la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni durante il triennio 2022-2024. Gli aumenti salariali previsti per il 2025 sono minimi: solo lo 0,22% del monte salari, per un totale di 112,1 milioni di euro, ma queste risorse sono destinate quasi esclusivamente al personale docente, escludendo gli oltre 200.000 lavoratori ATA, fondamentali per il funzionamento delle scuole.
Le previsioni per i rinnovi contrattuali 2025-2027 e 2028-2030 sono legate alla semplice inflazione programmata, che non tiene conto delle reali necessità del settore. Inoltre, la legge prevede una drastica riduzione degli organici scolastici: dal 2025, oltre 5.600 posti per i docenti e oltre 2.100 per gli ATA verranno eliminati, aggravando ulteriormente le condizioni di lavoro già difficili. In questo scenario, l’espansione di progetti come il PNRR diventa ancora più problematica, data la carenza di personale.
Una delle misure più discusse riguarda l’estensione della card docenti ai supplenti annuali con contratto fino al 31 agosto, ma esclusi i precari con contratto fino al 30 giugno. Questo ampliamento, tuttavia, comporta la riduzione dell’importo della card, che attualmente ammonta a 500 euro annui.
Inoltre, la Legge istituisce un fondo di 386 milioni di euro per la valorizzazione del sistema scolastico, una cifra che appare insufficiente rispetto agli obiettivi dichiarati.
Le iniziative per gli studenti: poche risorse, tante promesse
Alcuni provvedimenti mirano a migliorare il supporto agli studenti, ma le risorse stanziate sono ridotte. Il Fondo per il contrasto alla povertà alimentare nelle scuole, ad esempio, è dotato di soli 500.000 euro per il biennio 2025-2026, cifra che aumenta a 1 milione dal 2027. Tale importo appare esiguo rispetto alla necessità di garantire a tutte le famiglie l’accesso ai servizi scolastici.
Per quanto riguarda il miglioramento dell’offerta formativa, sono stati stanziati 93,7 milioni di euro annuali dal 2025, destinati a incrementare il Fondo per il riconoscimento dei trattamenti accessori per i docenti. Ma anche in questo caso, l’importo appare insufficiente rispetto alle esigenze del sistema educativo.
Vengono anche istituiti fondi per il sostegno delle attività educative, sia formali che non formali, con 3 milioni di euro per il 2025, che saliranno a 4 milioni nel 2027, per favorire iniziative in collaborazione con i comuni e altre istituzioni. Tuttavia, queste risorse non sono adeguate a garantire un’efficace espansione delle attività educative, che richiederebbero investimenti ben più consistenti.
Un’altra misura riguarda il sostegno agli studenti atleti, con la creazione di un “Programma studente-atleta” che prevede borse di studio per coloro che conciliano l’impegno agonistico con quello scolastico. Con un fondo di 2 milioni di euro, si mira a supportare gli studenti impegnati in attività sportive ad alto livello, ma anche in questo caso l’investimento sembra limitato rispetto alle necessità del settore.
Infine, la legge prevede l’istituzione di un fondo per il sostegno psicologico agli studenti, con 10 milioni di euro per il 2025, cifra che cresce a 18,5 milioni dal 2026. Nonostante l’indubbia importanza di questi servizi, le risorse stanziate appaiono insufficienti a garantire un supporto psicologico efficace e diffuso nelle scuole.