Recentemente si parla molto di Ius Scholae, in ambito di cittadinanza. Ma di cosa si tratta? Vediamolo insieme nel dettaglio.
Ius Scholae: lo scorso 9 marzo, la Commissione Affari Costituzionali della Camera ha dato un parere favorevole al disegno di legge che prevede lo Ius Scholae, proposto dal deputato del Movimento 5 Stelle Giuseppe Brescia.
Ma cos’è lo Ius Scholae? Vediamolo insieme.
Cos’è lo Ius Scholae
Si sa, il dibattito sulla cittadinanza è sempre molto acceso tra le varie forze politiche in Italia. Dopo lo scontro per lo Ius Soli, sembra essere arrivata una proposta, che potrebbe attenuare le distanze tra i vari partiti.
Come sappiamo, lo Ius soli era una proposta di legge che prevedeva la cittadinanza italiana automatica, per chiunque nasca nel nostro Paese: una proposta simile alle leggi attuali in vigore negli Stati Uniti.
Ma lo Ius Scholae prevede, invece, che la cittadinanza venga data al termine di un percorso di studi in Italia. Ad esempio, i bambini e i ragazzi arrivati in Italia, prima dei 12 anni, per ottenere la cittadinanza, dovranno aver frequentato le scuole per almeno cinque anni, in uno degli istituti appartenenti al Sistema Nazionale d’Istruzione.
Lo Ius Scholae si rifà all’attuale Ius sanguinis, norma introdotta nel 1992, che prevede di dare la cittadinanza italiana ad un bambino o ad una bambina, solamente se ne è in possesso uno dei due genitori.
Chiaramente, essendo un testo base, la proposta di legge potrà cambiare per alcuni dettagli, nel corso dell’approvazione. Ma comunque, si tratta di una proposta che andrà a definire la riforma sulla cittadinanza, necessaria in Italia.
Ius Scholae: lo scontro politico
Ovviamente, l’approvazione del testo base è solo il primo step dell’iter legislativo, che potrebbe portare alla sua eventuale approvazione.
L’iter, in effetti, potrebbe non essere dei più facili. Nonostante una maggiore apertura da parte dei partiti di centrodestra (che si erano opposti allo Ius soli), come ad esempio Forza Italia.
Igor Iezzi, capogruppo della Lega in commissione, ha definito lo Ius Scholae come uno “Ius soli mascherato, il solito cavallo di Troia per allargare le maglie del riconoscimento della cittadinanza italiana”.
Ieri, sono stati presentate oltre 730 proposte di modifica e ne sono state bocciate più di 200, prevalentemente presentate da Fratelli d’Italia.
Al contrario, il PD sembra entusiasta della proposta. Matteo Mauri, ex viceministro dell’Interno, ha detto:
“Siamo molto soddisfatti che se ne ritorni concretamente a discutere. Il PD è da sempre molto determinato e il segretario Letta ha spinto da subito in questa direzione”.
Sulla questione si è espresso anche lo stesso Enrico letta, segretario del PD:
“è una questione di civiltà, che è in sintonia con la maggior parte dell’opinione pubblica. Sarebbe assurdo non farlo. Sappiamo che non sarà facile a causa dell’opposizione ideologica di alcuni partiti. Ma faremo di tutto per farla passare, nella forma più avanzata possibile”.
Com’è la situazione della cittadinanza in Italia
Nel nostro Paese, le misure che regolano il diritto alla cittadinanza si concentrano prevalentemente sul concetto di ius sanguinis.
Gli altri modi sono per:
- Elezione, che prevede la cittadinanza per chi risiede legalmente e ininterrottamente fino ai 18 anni in Italia, a condizione che la richiesta venga fatta entro un anno dal compimento della maggiore età;
- Servizio militare di leva in Italia o servizio civile o se è presente un antenato italiano morto dopo il 1861;
- Naturalizzazione;
- Matrimonio o unione civile con un cittadino italiano;
- Decreto del Presidente della Repubblica.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it