Un gruppo di associazioni di docenti e genitori ha presentato un reclamo al Garante per la protezione dei dati personali in merito al trattamento dei dati legato all’introduzione dell’indicatore di fragilità da parte dell’INVALSI.


Il sistema, operativo dal 2022, mira a identificare studenti in difficoltà per prevenire il rischio di abbandono scolastico, ma solleva interrogativi sulla trasparenza e sulle garanzie per i soggetti coinvolti.

Il funzionamento dell’indicatore

L’INVALSI assegna agli studenti un punteggio basato sui risultati delle prove standardizzate, classificandoli in base a livelli di competenza. Questo indicatore viene poi trasmesso alle segreterie scolastiche, che lo associano ai nominativi attraverso i registri elettronici. L’accesso agli elenchi degli studenti identificati come “fragili” è riservato ai dirigenti scolastici e ai docenti, i quali possono destinare questi alunni a percorsi didattici specifici grazie ai fondi stanziati per il contrasto alla dispersione scolastica.

Le criticità sollevate nel reclamo

I firmatari del documento contestano diversi aspetti del processo di elaborazione dell’indicatore, evidenziando il rischio di una schedatura impropria e automatizzata. Tra le principali problematiche evidenziate:

  • Mancanza di trasparenza: la banca dati dei test INVALSI non è pubblica e il processo di elaborazione dei punteggi non è verificabile dagli studenti o dai genitori. Inoltre, i criteri per distinguere tra “fragili” e “non fragili” non sono esplicitati nei documenti ufficiali.
  • Automazione del processo: le prove vengono corrette in maniera centralizzata e i gruppi responsabili della valutazione non sono noti. Non esistono procedure chiare per la revisione umana dei punteggi assegnati.
  • Assenza di standard normativi: in Italia non esiste una regolamentazione chiara che definisca le competenze minime valutabili attraverso questi test, fatta eccezione per le certificazioni linguistiche internazionali.
  • Trattamento dei dati: l’informativa INVALSI non chiarisce le finalità specifiche dell’indicatore di fragilità, né le modalità di conservazione e diffusione delle informazioni. Non risultano menzionati il diritto di cancellazione dei dati, la revoca del consenso o la possibilità di opporsi al trattamento.
  • Implicazioni per gli studenti: chi riceve un punteggio negativo non ha strumenti per comprendere le motivazioni della classificazione e non può chiedere una revisione del processo valutativo.

La richiesta al Garante

Alla luce di queste criticità, le associazioni firmatarie chiedono dunque al Garante di intervenire nei confronti dell’INVALSI per garantire maggiore trasparenza e tutela dei dati personali degli studenti. In particolare, si richiede il divieto di estrazione e trattamento dei dati relativi all’indicatore di fragilità, ritenuto potenzialmente lesivo del diritto alla privacy e all’autodeterminazione degli alunni.

La questione solleva pertanto un dibattito più ampio sul bilanciamento tra la necessità di monitorare il rendimento scolastico e il rispetto dei diritti fondamentali degli studenti. L’esito dell’intervento del Garante potrebbe avere ripercussioni significative sull’uso degli strumenti di valutazione nel sistema scolastico italiano.

INVALSI e l’indicatore di fragilità: l’appello di genitori e insegnanti sul trattamento dei dati

Qui il documento completo.