Il caso vede come protagonista un’insegnante di Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia. Tanti, troppi, gli errori: ‘doppie’ sbagliate, scuola scritto con la ‘q’, sciacquone senza C.
A novembre 2015 il caso dell’insegnante “inadeguata” era finito nelle pagine e nei media delle cronache nazionali e ora ha trovato il suo epilogo. Licenziata. Non solo dalla preside per “incapacità didattica” come era accaduto. Ma ora anche dalla magistratura, dato che la docente aveva fatto ricorso, anzi due, al giudice del lavoro contro il Ministero. Entrambi persi.
La maestra insegnava (a suo modo) italiano in due classi prime di una scuola nella frazione di Veternigo. Ma con quelle competenze avrebbe avuto difficoltà a superare indenne un esame di terza media.
La docente, tra il 2015 e il 2016, insegnava a due classi prime per un totale di 39 alunni. “Rischiano di restare ignoranti”, era una delle maggiori preoccupazioni delle famiglie.
La vicenda era emersa nel 2016: allora i genitori degli alunni della donna avevano deciso di rifiutarsi di mandare i bimbi a lezione. la direzione scolastica era stata anche coinvolta in un braccio di ferro con le famiglie, per l’ipotesi che si configurasse l’inosservanza dell’obbligo dei genitori ad impartire l’istruzione ai figli.
Mamme e papà dei bambini, in risposta, avevano segnalato l’inadeguatezza dell’insegnante al preside. Nell’Istituto arrivarono anche i carabinieri, l’istruzione elementare è obbligatoria. Così, per non far esplodere una situazione già tesissima, si optò per il licenziamento “per asserita incapacità”.