Sulla prossima mobilità c’è una trattativa serrata che vorrebbe raggiungere obiettivi concreti contro la chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici. Infatti i sindacati non si rassegnano all’idea che gli ambiti siano formati da elenchi alfabetici di insegnanti a cui il Ds può proporre, in modo del tutto discrezionale, un incarico triennale.
Inoltre c’è anche in gioco la titolarità sulla scuola di molti docenti, che con la prossima mobilità potrebbero finire in un ambito e perdere definitivamente la loro titolarità in una sede scolastica ed assumerla invece in un ambito. Questo meccanismo perverso comporta anche un problema di libertà d’insegnamento dei docenti e determina uno stato di sub alternanza dei docenti nei confronti dei dirigenti scolastici.
Tutte queste riflessioni e molte altre ancora, stanno creando incertezze e preoccupazioni per la prossima mobilità da parte di tantissimi insegnanti. I docenti in questo periodo si stanno ponendo molte domande sulla mobilità e soprattutto stanno cercando anche delle risposte.
Una tra le domande più interessanti è: “Come si costituirà l’organico dell’autonomia e quanti docenti potranno entrare in un dato ambito territoriale?”. Per rispondere a questa domanda diciamo che bisognerà attendere la circolare degli organici per l’anno scolastico 2016/2017, che dovrebbe uscire nel prossimo mese di marzo. Tuttavia l’organico dell’autonomia di ogni scuola si costituirà sulla base delle nuove iscrizioni e degli alunni già iscritti. Ci sarà quindi un organico di diritto , come è di tradizione, e ci sarà anche la possibilità di chiedere un organico di potenziamento per consentire il piano triennale dell’offerta formativa. Questi due organici formeranno l’organico dell’autonomia di ogni scuola e a loro volta le scuole saranno associate ad un ambito territoriale.
Tale organico sarà composto da post occupati dal personale di ruolo e titolare nelle scuole dell’ambito e poi ci saranno anche i posti disponibili e vacanti. Quindi il limite dei docenti che può entrare a fare parte di un ambito territoriale è definito nel numero dei posti disponibili e vacanti , con l’aggiunta dei posti che si libereranno per il trasferimento dei docenti che chiedono di lasciare la scuola di titolarità per traferirsi in altra scuola di altro ambito o in altro ambito.
Un’altra incertezza sulla mobilità è quella che si sta diffondendo in questi ultimi giorni: “È vero che non esisteranno più le dotazioni organiche di sostegno e quelle provinciali?”. La risposta è affermativa. Infatti Dos e Dop non esisteranno più e saranno obbligati a chiedere il trasferimento su scuola o in mancanza di posti su ambito. Quindi mentre in passato c’era la possibilità di trasferirsi anche nella dotazione organica provinciale, adesso questa possibilità non ci sarà più. Un’altra domanda che interessa moltissime miglia di docenti è: “Dove si collocherà il personale assunto in fase B e C in assenza di posti nell’ organico dell’autonomia?”.
La risposta è chiara. I docenti neoassunti con la fase B e C del piano straordinario di assunzioni che provengono da GAE, finiranno nel primo ambito, tra tutti quelli nazionali scelti obbligatoriamente, che avrà un posto disponibile e vacante, ma sempre in funzione al punteggio di mobilità attribuito al docente.
Invece i docenti neoassunti della fase B e C dalle graduatorie di merito del concorso 2012, saranno collocati in un ambito della provincia in cui sono entrati in ruolo, se non ci sono posti disponibili, si presume che verranno mobilitati all’interno della regione. Un’ultima domanda ci fanno i nostri lettori, che è veramente interessante: “Siamo sicuri che il contratto sia conforme alla legge 15/2009 e dunque non modifichi in nessun punto la legge 107/2015 ?”.
Il contratto se mai ci sarà modificherà pesantemente la legge 107/2015 e quindi potrebbe non passare sotto le forche caudine del Mef e Fp. Una cosa è certa nel partito democratico sono molto soddisfatti dell’accordo con i sindacati e questo ha un solo significato: “L’accordo politico favorisce l’attuazione dei punti principali della legge sulla Buona Scuola e non la contrasta per nulla”. I sindacati la pensano all’opposto e allora una domanda sorge spontanea: “ Chi sta mentendo?”.