Il 24 gennaio di ogni anno, il mondo celebra la Giornata Internazionale dell’Educazione, un’importante iniziativa proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Una data che ci invita a riflettere sulla necessità di un impegno concreto per trasformare il sistema educativo, garantendo un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa. Solo attraverso l’educazione possiamo sperare di costruire un futuro di pace duratura, rompendo il ciclo di povertà e disuguaglianza che colpisce milioni di persone in tutto il mondo.
Quest’anno, la ricorrenza raggiunge la sua sesta edizione, con l’Unesco che ha scelto il tema “Imparare per una pace duratura“, sottolineando il ruolo cruciale che l’istruzione e gli insegnanti svolgono nel contrastare l’odio.
Oggi pertanto organizzerà una formazione online per migliaia di insegnanti di tutto il mondo sulla decostruzione dell’incitamento all’odio, che fornirà loro gli strumenti per individuare, affrontare e prevenire meglio questi episodi.
Presso la sede delle Nazioni Unite a New York riunirà ministri, leader dell’istruzione ed educatori di tutto il mondo per discutere il ruolo centrale dell’istruzione nel raggiungimento di una pace globale sostenibile.
Scopriamo dunque quali sono i dati attuali dell’istruzione in Italia per la ricorrenza.
Giornata Internazionale dell’Educazione 2024: il dossier sulla scuola italiana
L’Unesco avverte che in tutto il mondo 250 milioni di bambini e giovani non frequentano la scuola, mentre 763 milioni di adulti sono analfabeti. La violazione di questo diritto all’istruzione è considerata inaccettabile, e l’Unesco chiama a una trasformazione del sistema educativo. Il tema del 2024 riflette l’urgenza di affrontare il crescente incitamento all’odio, un fenomeno amplificato dall’uso dei social media che mina il tessuto delle nostre società.
L’Unione Europea, nel suo insieme, supera l’Italia in termini di percentuale di popolazione con almeno una laurea (32,8% contro il 20,1%). Nel nostro Paese, le differenze regionali persistono, con il Nord e il Centro che mostrano percentuali più elevate rispetto al Mezzogiorno. La spesa pubblica per l’istruzione in Italia, stando al 2021, rappresenta il 4,1% del Pil, inferiore alla media dell’Ue (4,9%).
Il rapporto “Noi Italia 2023” dell’Istat evidenzia che nel 2022 il 37,4% degli adulti ha al massimo la licenza media, con una maggiore incidenza tra gli uomini (40,1%) rispetto alle donne (34,8%). La percentuale di giovani che abbandonano precocemente gli studi è dell’11,5%, con un’incidenza più elevata nel Mezzogiorno (15,1%).
Guardando ai giovani tra i 30 e i 34 anni con titolo terziario nel 2022, sono il 27,4%, ma il divario di genere è evidente, favorendo le donne. I Neet, giovani che non studiano e non lavorano, rappresentano il 19,0% della popolazione tra i 15 e i 29 anni, con un’incidenza doppia nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord.
La partecipazione degli adulti alle attività formative è del 9,6% della popolazione tra i 25 e i 64 anni nel 2022, stabilizzandosi rispetto al 2021. Un dato che riflette l’impatto della pandemia di Covid-19, che ha visto un significativo calo nel 2020 a causa delle restrizioni imposte.
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Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it