È stato presentato un nuovo progetto per portare l’educazione sessuale a scuola, tramite dei “tutor della fertilità”: ecco di cosa si tratta.
L’educazione sessuale a scuola è sempre stato un tema molto dibattuto, tra favorevoli e contrari.
Secondo una recente indagine, sempre più ragazzi delle scuole medie e superiori si affidano al web per la loro educazione sessuale: per uno su due la principale fonte d’informazione è Internet, mentre il 12% si affida agli amici.
Ma per il 48,8% dovrebbe occuparsene la scuola.
Proprio per questo nasce il progetto per portare l’educazione sessuale a scuola, tramite delle figure specializzate, ovvero i tutor della fertilità.
Vediamo di cosa si tratta.
Educazione sessuale a scuola: la proposta nel dettaglio
Durante il quinto congresso regionale, la SIRU (Società Italia di Riproduzione Umana) ha proposto di portare a scuola l’insegnamento dell’educazione sessuale.
Tramite il progetto, si potranno formare i ragazzi, in modo da diventare, a loro volta, dei veri e propri tutori e fonti di informazioni per amici e conoscenti.
L’obiettivo, come spiegato dalla ginecologa Maria Giuseppina Picconeri, membro del consiglio direttivo della SIRU, è quello di
“prevenire stili di vita e abitudini correlabili all’insorgenza di patologie dell’apparato riproduttivo in età adolescenziale che poi, in età adulta, possono portare a condizioni di ipofertilità o sterilità. Per quanto apparentemente più disinibiti, i ragazzi di oggi sanno ben poco della loro sessualità e di quanto questa possa poi riflettersi sulla loro salute riproduttiva futura”.
Gli studenti condivideranno le loro conoscenze, le loro esperienze e le loro abilità coi compagni. In questo modo, ogni studente avrà la possibilità d’insegnare e d’imparare dagli altri, favorendo il pensiero critico, la collaborazione e la responsabilità personale.
Come specificato da Pietro Salacone, coordinatore SIRU Lazio:
“L’obiettivo finale sarà quello di aver informato e sensibilizzato sui temi della salute riproduttiva gli studenti delle scuole coinvolte, oltre a quello di aver formato ‘opinion leaders’ che anche in contesti esterni dalla scuola (parrocchia, comitive, luoghi di ritrovo abituali) possano fornire informazioni nell’ambito della salute riproduttiva veritiere e sicure”.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it