scuola crolloIl crollo al dipartimento di veterinaria della Federico II a Napoli è lo specchio della drammatica situazione in cui versano le università a causa del definanziamento e del disinteresse anche del Governo Renzi per il futuro della conoscenza.

 

Lo stato dell’edilizia universitaria, come quello delle scuole, è drammatico e si spendono fiumi di parole, di analisi e di impegni ma, nel concreto, nulla cambia.

 

Fortunatamente il crollo è avvenuto durante la notte e si sono potute evitate conseguenze disastrose sia per gli studenti e sia per chi nel dipartimento lavora. Ma non ci si può affidare sempre alla fortuna.

 

È necessario un monitoraggio immediato dello stato di tutti gli stabili dell’ateneo Federico II e più risorse per l’edilizia universitaria, con la cancellazione dell’art. 33 della legge di stabilità che impone agli atenei la restituzione dei fondi destinati alla ristrutturazione degli edifici che non siano stati spesi entro il 2014 e con piani per la realizzazione di nuovi edifice, messa in sicurezza degli atenei e rifinanziamento del fondo ordinario.

 

Per queste ragioni occorre che il Governo cambi verso e non pensi solo agli interessi economici e finanziari dei mercati e delle imprese.

 

I primi cedimenti alle 4.30 del mattino. Poi, alle 13.30, il crollo. Una palazzina della facoltà di Veterinaria a Napoli è andata giuù La voragine si era aperta in piena notte. Erano circa le 4.30. Nella strada davanti al dipartimento di Veterinaria dell’ateneo Federico II, nel centro antico di Napoli.

 

Il cedimento ha coinvolto una parte significativa della facoltà, che è stata evacuata. Tutti in strada studenti, professori, animali, molti dei quali in cura.

 

I due edifici polverizzati sono il palazzo della Presidenza universitaria (risalente agli anni ’70) e quello del dipartimento di Parassitologia (costruito negli anni ’60), che ospitava uffici e laboratori dei ricercatori.

 

Illesi invece il Convento cinquecentesco di Santa Maria degli Angeli e la Casa dello Studente, degli anni ’30, attualmente non utilizzata. Secondo le spiegazioni fornite dagli Uffici Tecnici comunali, «a causare il crollo è stato un cedimento del sottosuolo. Si è cioè formata una voragine in una zona interna all’Università, che ha interessato i due edifici. Uno degli edifici crollati era già disabitato mentre l’altro, trascinato giù dal primo crollo, era frequentato da ricercatori e docenti perché ospitava alcuni uffici.