Negli ultimi anni sono quasi 20mila gli insegnanti precari che si sono spostati da Sud a Nord, mentre solo 8.000 prof di ruolo sono “tornati a casa” dal Nord al Sud.
I dati sugli “insegnanti migranti” sono contenuti nel rapporto 2017 sulle migrazioni interne in Italia, curato da Michele Colucci e Stefano Gallo dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Cnr, dal titolo “In cattedra con la valigia”.
A muoversi sono soprattutto le donne e sono spostamenti per lo più di lunga distanza.
Nello scorso anno scolastico il numero totale degli insegnanti è arrivato a quota 855.829, l’11,8% in più rispetto a cinque anni prima.
I precari partono per lo più da Basilicata, Sicilia e Campania per trasferirsi in Toscana, Piemonte e Lazio; la maggior parte si sposta dalla provincia di Napoli a quella di Roma, e dalla Sicilia verso le zone di Milano e Torino.
I trasferimenti dal Centro-Nord al Sud dei docenti di ruolo sono concentrati soprattutto sull’asse Roma-Napoli, in direzione opposta a quella dei precari.
Il 10,5% degli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento nel 2014 ha scelto una regione diversa rispetto al 2011: circa 20mila docenti hanno scelto il Centro-nord.
Tra gli insegnanti di ruolo, invece, nel 2015 solo il 5,9% si è trasferito in una regione diversa da quella in cui insegnava nel 2012: circa 8mila di loro si sono cioè spostati dal Centro-Nord al Sud, evidentemente per avvicinarsi o tornare a casa.
Secondo i dati del rapporto, la distanza media percorsa dai docenti precari di Palermo e Catania interessati a insegnare fuori regione è rispettivamente di 788 e 854 Km, con Milano e Torino come destinazioni preferite. Mentre quella percorsa dai precari della provincia di Napoli che si iscrivono alle graduatorie fuori regione è 523 Km, con Roma, Firenze e Milano come destinazioni preferite. Le donne, come accennato, sono quelle che si muovono di più: l’87% delle iscrizioni in graduatoria in altra provincia nel 2014 è attribuibile alle docenti precarie.
Secondo gli autori, le modifiche alle regole sul reclutamento scolastico hanno avuto effetti sulla struttura sociale, sulla percezione del lavoro e sulla vita quotidiana dei docenti. Il reclutamento incentiva i movimenti migratori.
Per Gallo, uno degli autori, “la scuola è un gigantesco mercato del lavoro gestito dallo Stato, ma dobbiamo ripensare l’immagine dell’insegnante obbediente e docile: proprio il tema della mobilità rivela la rilevanza delle lotte e delle resistenze opposte alle scelte operate ‘dall’alto’, molto evidente nella storia, soprattutto nel periodo fascista”.
Il volume contiene anche una serie di approfondimenti sui territori dove l’impatto degli insegnanti migranti è più forte, come le province di Bergamo, Bologna, Reggio Emilia, Asti e Alessandria, ma anche sul “pendolarismo quotidiano con partenza notturna degli insegnanti che si muovono dalle province di Napoli e Caserta per andare a Roma, dove si recano per una supplenza anche solo giornaliera», conclude Gallo.