C’è un passaggio nella riforma della scuola di cui nessuno parla: quello relativo all’ingente carico di responsabilità e di lavoro che la Legge 107/2015 mette sulle spalle dei dirigenti scolastici.
Il percorso, avviato 15 anni fa con l’entrata in vigore della scuola dell’autonomia, è dunque giunto a destinazione solo da pochi mesi, attraverso l’approvazione di nuove norme, come l’introduzione del merito professionale e degli albi territoriali, la cui applicazione rimane ancora poco chiara ed efficace. In questo contesto, diventa a dir poco controversa la decisione di imporre ai capi d’istituto degli stipendi sempre più miseri.
La parabola discendente degli stipendi dei dirigenti della scuola è iniziata con l’approvazione della Legge 122/2010, che ha stabilito il blocco delle retribuzioni per i pubblici dipendenti. Solo che per i dirigenti scolastici si è andati ben oltre. Perché il MIUR e il MEF hanno tagliato il ‘Fondo unico nazionale’ in modo del tutto cervellotico, ritrattando le loro stesse decisioni: basti dire che, per l’anno scolastico 2012/2013, hanno in prima battuta determinato il FUN in 144.877.299,51 euro, ma dopo ben due anni l’hanno ulteriormente ridotto, portandolo a 126.875.950,00. Per poi ritoccarlo ancora al ribasso, dopo altri sei mesi, sino a 125.317.604,38 euro. Il taglio è stato confermato per i due anni successivi, per cui i dirigenti scolastici hanno subito in tre anni un danno di circa 15mila euro e, ad oggi, continuano a percepire circa 400 euro in meno al mese.
La vera beffa è che, nel frattempo, nonostante il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici sia terminato, non si è mai tornati alla situazione del 2010, anno in cui quel fondo ammontava a 145.879.833,18 euro. E ciò a dispetto del fatto che i dirigenti scolastici avrebbero diritto a molto di più, perché nella loro busta paga mancano delle “voci” importanti. A cominciare dal conferimento della RIA dei pensionati, che è “risparmio di sistema”, cosa che non comporterebbe nemmeno un aggravio di spesa per l’amministrazione centrale.
La verità è che i due ministeri coinvolti hanno tagliato tale spesa negli anni precedenti, ma adesso debbono senz’altro restituirla: sono 27.435.394,35 euro al primo settembre 2014, per cui il FUN relativo a questo anno scolastico dovrebbe essere pari a 173.315.227,53 euro. Nella realtà, il Fondo unico nazionale per l’a.s. 2014/2015 è stato determinato in 117.727.736,02, che corrispondono a 55.587.491,51 euro in meno. Ne consegue che i dirigenti scolastici italiani stanno perdendo circa 7mila euro l’anno, più di 500 euro al mese.
Tutto ciò riguarda il passato. Per il presente, invece, resta ancora il conferimento della RIA per un altro anno e, soprattutto, vi sono i nuovi stanziamenti: anche se a proposito di questi ultimi non vale la pena parlare, si ammonta a circa 10/15 euro a testa. Inoltre, vi sono ulteriori fondi specificamente stanziati per i dirigenti delle scuole dalla Legge 107/2015, anche se pure su questi non c’è da esserne contenti.
Resta il fatto che, a partire dal corrente anno scolastico, il FUN viene incrementato di 35 milioni lordo stato e, per il lordo dipendente sono circa 25 milioni e mezzo di euro; in media si tratta di poco più di 3.000 euro annui, di cui 240 mensili. Sommati a quanto indebitamente sottratto negli anni precedenti, fanno 10mila euro l’anno, intorno ai 750 euro al mese. La legge stabilisce anche uno stanziamento straordinario, una tantum, pari a 46 milioni per l’anno 2016 e 17 milioni per l’anno 2017. In totale, sono 63 milioni lordo stato, circa 39 milioni lordo dipendente, in media 5.700 euro pro-capite.
“A fronte di questi incrementi da corrispondere nell’anno in corso, da Viale Trastevere tutto tace”, spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief. “Il sospetto è che il Miur attenda il rinnovo del contratto nazionale. Per quanto riguarda l’utilizzazione dei fondi stanziati dalla Buona Scuola, tuttavia, non c’è bisogno del nuovo contratto: basta il contratto vigente e per restituire il maltolto non si occorre altro”, conclude il sindacalista.
Alla luce di tali gravi inadempienze da parte dell’amministrazione, Anief-Dirigenti Scolastici – nata a fine 2015 su richiesta di tanti presidi col fine stesso di sostenerli e tutelarli, ha deciso di agire, avviando specifico ricorso al giudice del lavoro, volto proprio ad ottenere quanto dovuto e a recuperare le somme sottratte indebitamente in passato. Nei prossimi giorni, il giovane sindacato indicherà ai ricorrenti le procedure da adottare, attraverso il proprio sito internet.