Stefano Rodotà, il famoso giurista, politico e accademico italiano, si è scagliato in maniera veemente e senza appello contro la nuova Riforma del sistema scolastico, meglio nota ai più come DDL Buona Scuola.
Il bersaglio principale delle invettive lanciate da Rodotà sono i dirigenti scolastici, insigniti di veri e propri “super poteri” da nuovissimo disegno di legge. L’intervento in materia del giurista, con annesse salaci critiche, è stato registrato durante la puntata, messa in onda lo scorso 12 Maggio, del programma televisivo “Di Martedì”, trasmesso sul canale televisivo La7 sotto conduzione del presentatore Giovanni Floris.
Pertanto qual è il succo di questa intervista in prima serata? Sul ruolo dei dirigenti scolastici all’interno della Riforma, che alieni dal confronto sono stati messi alla stregua di veri e propri “governanti” degli istituti scolastici, la sentenza è netta.
“Nella scuola si riproduce”, pertanto afferma Rodotà, “la logica della centralizzazione del potere con questa creazione di una figura nuova” come per appunto è quella del nuovo dirigente-governante.
Con cosa, pertanto andrebbe a cozzare questo nuovo corpo scolastico plasmato da questo DDL? Con la scuola nella sua quintessenza di “corpo nella quale ci sono gli insegnanti e gli studenti” e “dove il preside della scuola deve confrontarsi con tutti”.
Dunque, la critica più serrata è quella relativo ad un universo scolastico che rischierebbe di alimentare le tensioni piuttosto che stemperarle. “L’accentramento di potere nella scuola aumenterà i conflitti, aumenterà la difficoltà di gestire la scuola”.
Il messaggio chiaro che Rodotà vuole trasmettere, in conclusione, è il seguente: far sì che l’istituzione scolastica funzioni a dovere “non è solo una regola di democrazia, ma una regola di funzionalità”.
Come reagiranno a quest’attacco i dirigenti scolastici, “premiati” fino a questo momento da questa nuova visione di intendere la “professione” di preside?
Si attendono nuovi sviluppi, ma il dibattito e la polemica potrebbero non concludersi qui.