Didattica universitaria in svendita: professori mal pagati e privi di tutele. La FLC CGIL sostiene la protesta dei docenti a contratto e di tutti i precari del mondo universitario.
Continua la protesta dei docenti a contratto nelle università: considerati soggetti marginali nel mondo accademico, privi di rappresentanza, diritti e compenso dignitoso, costituiscono in realtà un esercito indispensabile per garantire l’offerta didattica. Sono oltre 25000 i docenti a contratto, per lo più precari altamente qualificati e con l’aspirazione a divenire di ruolo, che quotidianamente svolgono, come qualsiasi altro docente, il loro lavoro. Un lavoro misconosciuto economicamente e socialmente per legge ormai da 20 anni. La precarietà strutturale della didattica e della ricerca nelle università mette in luce la necessità altrettanto strutturale di un reclutamento ordinario consistente e continuo che guardi a questa e alle prossime generazioni, al futuro dell’università per i suoi lavoratori e per gli studenti.
Per questo la FLC CGIL sostiene la protesta dei docenti a contratto e di tutti i precari del mondo universitario.
Disponibili i risultati di una ricerca promossa dalla FLC CGIL Emilia Romagna, FLC Bologna e Rete dei Precari Unibo. De facto, in Italia un docente a contratto guadagna tra i 4,28 e i 17,14 euro lordo/persona per un corso di 60 ore e tra i 3,75 e i 15 euro lordo/persona per un corso di 30 ore.
Eppure il loro apporto al funzionamento della macchina universitaria è decisivo: l’85% dei prof. a contratto che hanno risposto al questionario bolognese svolge infatti un insegnamento curriculare, solo il 15% uno opzionale. Il tempo dedicato alle lezioni frontali – quello pagato, per intenderci – è circa il 22% del totale. Vale a dire: i professori a contratto lavorano pro bono per il 78% del loro tempo.