ddl, nuovo_logo_FLCErano mesi che il malcontento nei confronti delle proposte di questo governo sulla scuola poi diventate disegno di legge, serpeggiava nel paese. Prima di tutto fra chi la scuola la vive ogni giorno, gli studenti, i docenti, il personale ATA… poi nelle famiglie, nella società civile. Mesi di critiche inascoltate, di consultazioni farsa, di tentativi di delegittimazione delle parti sociali, i sindacati in primis. È così che si è arrivati oggi, ad uno sciopero generale della scuola altamente condiviso, il primo sciopero unitario dopo 7 anni. Evidentemente qualcosa questo disegno di legge riesce ad unire: unisce 5 sigle sindacali, FLC CGIL, CISL scuola, UIL scuola, SNALS e GILDA, le più rappresentative del mondo della scuola. Unisce le associazioni studentesche già da tempo in marcia contro questo DDL e che ora si rivolgono direttamente ai loro docenti invitando ad aderire allo sciopero. Spinge l’Agenquadri (Associazione Generale Quadri, Professionisti e Alte Professionalità) ad aderire allo sciopero ricordando al Presidente del Consiglio che “La scuola appartiene a famiglie e studenti, e sarebbe bello se nel DDL fossero previsti ruoli di maggiore protagonismo per entrambi”.

 

Richiama l’adesione dei lavoratori co.co.co ex LSU assimilati ATA (Felsa CISL, NidiL CGIL, UIL Temp) che da anni convivono con la precarietà di vita e di lavoro e ricordano nel loro comunicato che “Una scuola di qualità, si realizza anche assicurando certezza di reddito a tutte quelle persone che ormai da anni svolgono ruoli essenziali e strutturali nelle istituzioni scolastiche”. Come non ricordare infatti, che proprio il personale ATA è il grande assente delle politiche renziane sulla scuola. Ci sono poi gli insegnanti e genitori per la difesa della scuola pubblica riuniti nel Manifesto dei 500, che segnalano la loro adesione sottolineando che “Se il DDL dovesse passare la scuola che abbiamo conosciuto non esisterebbe semplicemente più. Al suo posto subentrerebbe un clima irrespirabile di competizione, arrivismo, sudditanza nei confronti dei dirigenti scolastici, assenza di diritti, con scuole ricche per i ricchi e povere per i poveri, nelle quali le tendenze ideologiche, pedagogiche e politiche di pochi schiaccerebbero la libera cultura”.

 

Non poteva mancare poi, l’adesione delle Organizzazioni universitarie aderenti all’intersindacale universitaria, che condividono a pieno le ragioni di questo sciopero in quanto “L’attacco alla Scuola pubblica è perfettamente in linea con quello contro l’Università, in corso da anni, e che ha come deliberato obiettivo quello di cancellare l’idea stessa di un’Università di qualità, democratica, aperta a tutti e diffusa nel Paese”.

 

Alla nostra redazione è giunta anche l’adesione della FIOM che parteciperà e sosterrà lo sciopero in nome di una scuola “Pubblica, gratuita, non precaria, sicura, autogovernata, democratica, formativa, laica e libera”.

 

Per Maria Grazia Gabrielli, segretario generale della Filcams Cgil che il 5 maggio sarà nelle piazze insieme a noi, “il disegno di legge proposto dal Governo rischia di creare nuove disparità all’interno della scuola, già fortemente provata dalla continua disattenzione al suo valore e al suo ruolo nel paese”.

 

Un’altra adesione è quella giunta dai firmatari dell’appello “La scuola che cambia il Paese” che “parteciperanno alla mobilitazione nazionale, proclamata dai sindacati della scuola, ciascuna con le proprie modalità, per diffondere i contenuti dell’Appello e sensibilizzare l’opinione pubblica”.

 

Anche i giovani medici hanno deciso di scendere in piazza al fianco di docenti e studenti per chiedere giustizia. Il “Miur #nuocegravementeallasalute” – si legge nel comunicato del Coordinamento Nazionale Medici – perché ha fallito nel suo compito di garantire la formazione pubblica, libera e democratica, a tutti i cittadini. Ne è una riprova la mancata uscita del bando di concorso per l’accesso alle scuole di specializzazione dell’anno 2015, che doveva invece essere pubblicato entro il 30 aprile.