Milioni di studenti si sottopongono ogni anno alle Prove Invalsi, ma cosa sono e a cosa servono? Vediamolo insieme.
Le prove Invalsi sono prove scritte che vengono sottoposte, ogni anno, agli studenti italiani di varie classi di diverso grado.
Lo scopo principale è quello di valutare i livelli di apprendimento in alcune materie, come l’italiano, la matematica e l’inglese.
Ma soprattutto, l’obiettivo è quello di fornire dei dati generali sul funzionamento della scuola e il grado di competenza raggiunto dagli studenti.
Storia delle prove Invalsi
Già dai primi anni Novanta del Novecento, ci sono state le prime proposte di un Sistema Nazionale di Valutazione.
Ma dobbiamo arrivare all’anno scolastico 2005/2006, per avere la prima edizione delle prove Invalsi, simili a quelle attuali. Da allora, le prove hanno subito comunque delle modifiche dettate dalla normativa che ha cambiato, più volte, la scelta dei momenti dei cicli scolastici in cui effettuare le valutazioni.
Le regole attuali sono regolate dal decreto legislativo 62/2017, che è stato aggiornato con tre principali novità, nel tempo:
- Dal 2018, in quinta primaria e in terza secondaria di primo grado, si è aggiunta anche la prova d’inglese (oltre a quelle in matematica e in italiano), con un test di lettura e uno di ascolto;
- Sempre dal 2018, i risultati delle prove delle classi terze secondarie di primo grado sono restituiti sotto forma di livelli di competenze, con indicate le competenze dello studente negli ambiti previsti dalle prove;
- Dal 2019, sono state introdotte le prove anche per gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori.
Qual è lo scopo delle prove Invalsi?
Le prove Invalsi servono a misurare, in maniera standardizzata, le competenze degli studenti in alcune materie.
In questo modo, i risultati possono essere comparabili fra le diverse scuole, facendo confronti, sia tra i diversi anni scolastici e sia tra le diverse aree geografiche.
Per la valutazione, si fa riferimento alle Indicazioni Nazionali e alle Linee Guida delle varie classi, elaborando i Quadri di Riferimento per la valutazione.
In questo modo, si possono valutare i vari punti di forza e le situazioni di difficoltà, scoprendo eventuali diseguaglianze tra le scuole e tra i diversi territori.
Le prove Invalsi riescono a dare un quadro di valutazione generale. Aiutandoci a comprendere meglio alcune problematiche relative alla scuola, come la dispersione scolastica, le differenze di genere, le differenze territoriali e l’inclusione degli alunni stranieri.
Quando e come si svolgono le prove Invalsi?
Le prove Invalsi si svolgono solitamente nel periodo primaverile. Possono svolgersi sia su cartaceo (in un’unica giornata) e sia al computer (nell’arco di tre settimane).
Nella versione cartacea, le domande che vengono poste agli studenti sono tutte uguali (anche se inserite in maniera diversa sui fascicoli). Mentre in quelle al computer, le domande sono tutte diverse, ma i test hanno tutti lo stesso livello di difficoltà.
Ecco le competenze analizzate nelle varie materie:
- Italiano: si misura sia la capacità di comprendere dei documenti scritti, tratti dalla saggistica, dalla letteratura o dalla vita di tutti i giorni, con quesiti riguardanti il testo, ma anche la capacità di riflettere sull’utilizzo della lingua, quindi vengono analizzate la conoscenza e l’utilizzo della grammatica;
- Matematica: viene analizzata la capacità di risolvere problemi, misurando le competenze nella logica, nell’interpretazione di grafici, nella costruzione di modelli e nell’impiego della scienza;
- Inglese: la prova punta sia alla comprensione dei testi scritti e sia su quella di brani ascoltati.
Generalmente, il tempo a disposizione per risolvere le prove è di 90 minuti. Ma se ne aggiungono altri 15 per gli alunni con disabilità o con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento).
I risultati sono espressi su una scala Rasch, uguale a quella che viene utilizzata nelle indagini internazionali sugli apprendimenti, in modo da esprimerli, utilizzando la stessa metrica.
Le prove Invalsi sono davvero utili?
Sono anni che si discute sull’effettiva utilità delle prove Invalsi. I test hanno subito spesso critiche, ma anche boicottaggi.
Il dubbio più grande riguarda le effettive abilità valutate, considerate fin troppo nozionistiche e in totale opposizione a quello che dovrebbe essere l’obiettivo della scuola, ovvero sviluppare un pensiero e una capacità critici.
I test, infatti, vengono accusati di considerare solamente le competenze mnemoniche, tenendo in considerazione solamente una piccola parte dell’apprendimento. Ad esempio, nella prova d’italiano, non c’è alcun riferimento alla capacità di elaborare un testo o di cogliere delle connessioni tra le diverse discipline.
Mentre, per i fautori dei test Invalsi, gli studenti sono messi alla prova anche su domande aperte, sulle quali possono utilizzare le diverse nozioni apprese, per elaborare le risposte.
Ci sono discussioni anche sul metodo di valutazione e sull’elaborazione dei risultati, considerati troppo “standardizzati”. Rei di non prendere in considerazione le diverse dinamiche che s’instaurano sia nei diversi istituti scolastici e sia nelle diverse classi.
Molti genitori temono che i risultati delle prove Invalsi possano essere considerate nella valutazione finale. Mentre molti insegnanti temono che la valutazione degli studenti sia il primo passo per poter introdurre delle differenze retributive legate ai risultati delle scuole o delle classi.
Ma in realtà, bisogna considerare le prove Invalsi per quello che sono, ovvero un sistema di valutazione standardizzato, che offre spunti di discussione sull’educazione del Paese, un punto di partenza per cercare di migliorare l’intero sistema educativo.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it