Aziende poco chiare, inchieste della magistratura, truffe per contributi non versati all’Inps, condanne per frode e appalti sospetti, collegamenti diretti con i centri di prima accoglienza. Non si tratta delle già note aziende di Mafia Capitale ma della ristorazione scolastica di Roma.
Settore che rappresenta un vero e proprio business sulla pelle dei bambini. Questo in sintesi ciò che emerge dall’inchiesta condotta dalla UIL di Roma e del Lazio (con la collaborazione dell’Eures) sugli appalti e la qualità delle mense delle scuole capitoline. Sono sei le aziende che si spartiscono gli undici lotti in cui sono suddivisi i 15 municipi della Capitale. E, tranne la Sodexo, sono sempre le stesse aziende almeno dal 2007. Un bando al ribasso, dove il costo a pasto proposto dalle aziende vincitrici (4,60 euro di media) è inferiore alla base d’asta pari a 5,49 euro, tanto da aver sollevato polemiche sia da parte delle società escluse (vedi Sodexo), sia da parte delle famiglie (che sostengono il 47% del costo) e di molti operatori del settore che lamentano pasti scarsi e in alcuni casi pessima qualità del cibo offerto ai bambini.
Le stesse addette alla mensa intervistate dalla UIL Lazio, dietro richiesta di totale anonimato, hanno riferito di aver avuto più volte qualche dubbio sui prodotti ma di non poter far nulla “perché questo è ciò che ci arriva e con questo dobbiamo cucinare”. Il riferimento specifico in quel caso andava ad una partita di pesto “poco convincente”. E dire che alcune delle cooperative in questione sono state più volte indagate per avvelenamento e frode alimentare.
Questo il panorama che emerge dalle verifiche portate avanti dal sindacato di via Cavour che chiede al sindaco, agli addetti ai lavori ed eventualmente alla magistratura trasparenza e più controlli soprattutto in settori così delicati, come i pasti dei bambini. “E’ apprezzabile che il sindaco voglia rivedere le normative sugli appalti del Comune, anche se ancora una volta ha dimenticato di convocare i sindacati che si sono sempre dichiarati disponibili a collaborare in nome di una trasparenza più volte da noi richiesta – commenta il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Pierpaolo Bombardieri – ci auguriamo che nella lista dei 120 appalti sospetti consegnata all’authority anticorruzione Cantone ci siano anche quelli relativi alle mense scolastiche. Ci chiediamo però, sono stati effettuati i controlli previsti dallo stesso bando?
L’assessore Masini ha annunciato soltanto mercoledì scorso che nei prossimi giorni sarà consegnata la gara per il monitoraggio. Finora cos’hanno mangiato i nostri bambini? E quale è stato il ruolo dei municipi? Stando al bando avrebbero dovuto farsi garanti dei controlli, ma cosa è stato fatto finora?”. Lo stesso ufficio delle dietiste del Comune di Roma, contattato telefonicamente dalla UIL del Lazio, ha risposto che non risultano effettuati controlli sull’attuale bando. “Inoltre – prosegue Bombardieri – sono state verificate le aziende vincitrici del bando? Le anomalie da noi riscontrate sono davvero troppe”. Sono La Cascina Global Service, La Vivenda, la CNS, la Serenissima ristorazione, la Cir Food e la Dussmann service le cooperative cui è affidata la refezione scolastica centralizzata delle scuole capitoline. Erano le stesse, con l’aggiunta della Sodexo, quelle vincitrici del bando 2007-2013. Ognuna di esse copre due lotti, tranne La Cascina che ne ha uno solo, il terzo municipio. Anche se serve indirettamente i lotti 5 (municipi II e VII) e 7 (municipi VIII e IX) attraverso La Vivenda, di cui detiene il 70% delle quote azionarie.
Società entrambe note al panorama cittadino per la costante presenza sul territorio e per le varie vicende giudiziarie. Nel 2006, La Cascina fu anche condannata dal Tribunale ordinario di Roma per l’infezione di salmonella che nel 1998 aveva contagiato 182 bambini di alcune scuole capitoline. Ma la cooperativa non è nota solo in ambito scolastico, anche se le sue origini sono legate alla mensa degli studenti universitari. La Cascina, storicamente vicina a Comunione e Liberazione, diffonde i suoi servizi ben oltre l’università, arrivando attraverso il consorzio Auxilium fino al CIE di Ponte Galeria e in Sicilia con l’affidamento senza gara del Cara di Mineo grazie alla mediazione di Odevaine (da intercettazioni Mafia Capitale). Il nome del vice capo di gabinetto di Veltroni è legato anche alla Vivenda e alla CNS. Quest’ultima commissariata dal pm di Mafia Capitale perché appartenente allo stesso consorzio della nota 29 Giugno. Commissariata ma ancora attiva nella refezione, nonostante la presenza nei vertici di Salvatore Buzzi (comitato di sorveglianza) e di Salvatore Forlenza (area commerciale), indagato in merito agli appalti AMA.
La stessa CNS si trovava fino alla scorsa estate anche al Ministero del Lavoro, attraverso la consociata Antares, a cui è stato revocato l’appalto nel luglio 2014 perché non in regola con i pagamenti. Appalto poi assegnato alla 29 Giugno. Mentre il nome della Vivenda è ben noto soprattutto all’Inps e all’Inail per gli oltre 4 milioni di euro di contributi non versati e per le numerose indagini svolte da parte degli stessi istituti previdenziali, anche in merito alle condizioni igienico-sanitarie e alla qualità dei cibi. Anomalie quest’ultime presenti, anche se in situazioni differenti, nelle cronistorie di Dussmann service – il cui nome ritorna nella vicenda dell’avvelenamento di 68 su 200 pazienti dell’ospedale di Castiglione delle Stiviere – e della Serenissima ristorazione, la società veneta, legata al Vaticano e a Galan, indagata per intossicazioni sospette presso la casa di riposo di Oderzo e nell’ambito degli appalti sanitari in Veneto, dove gestisce quasi tutte le aziende ospedaliere. Chiude la panoramica la Cir Food, la società emiliana che si è da poco aggiudicata l’appalto dell’Expo Milano 2015. Anche questo a trattativa diretta. “Ci chiediamo come sia possibile tutto questo”, domanda Bombardieri. “Parliamo innanzi tutto di bambini, dei nostri figli – prosegue – e di quello che offriamo loro. Parliamo anche di appalti pubblici. Di scuole pubbliche. Di un Comune. Quello della Capitale d’Italia. Che sicuramente, da quanto emerso ultimamente, non è eccelso per onestà, correttezza e trasparenza, ma che ha il dovere costante di monitorare alcune situazioni. Soprattutto in ambiti così delicati. E ci sono i lavoratori che da tempo lamentano situazioni anomale, contratti a chiamata e carichi di lavoro per carenza di personale.
Come si pensa di tutelare anche loro? I sindacati più volte hanno fatto presente alle aziende e ai dipartimenti competenti lo sfruttamento dei circa 5.000 operatori, la maggior parte dei quali con contratti a tempo e, di recente, soprattutto a chiamata. Con stipendi che spesso non superano i 600 euro mensili ed esclusivamente nel periodo scolastico. Abbiamo chiesto costantemente un monitoraggio del settore. Ma le nostre richieste sono rimaste inascoltate”. Nonostante le società interessate siano tutte di portata nazionale e/o internazionale, con fatturati che vanno dai 260 ai 500 milioni di euro, le garanzie per i lavoratori delle mense romane sono quasi nulle e gli appalti affidati tutti al massimo ribasso. Con le prevedibili conseguenze del caso.
“Chiediamo al sindaco – conclude Bombardieri – di verificare e far verificare anche gli appalti della refezione scolastica, le aziende in questione, di garantire trasparenza non solo nei menu europei, ma nell’alimentazione quotidiana dei nostri bambini, nel rispetto delle norme igienico sanitarie, spesso precarie, delle normative contrattuali, delle clausole sociali e del mantenimento dei lavoratori in servizio anche in caso di cambio appalto. Non vorremmo che fossero ancora una volta i più deboli, in questo caso bambini e lavoratori, a pagare le anomalie – per usare un eufemismo – e gli strani affari di cooperative senza scrupoli e di amministrazioni poco attente”.
FONTE: AgenParl – Agenzia Parlamentare per l’Informazione Politica ed Economica
AUTORE: Diego Amicucci