Il Tar della Lombardia ribadisce che la bocciatura ha finalità educative, anche per chi ha diagnosticato un disturbo d’ansia….ma il PDP (Piano didattico personalizzato) è uno strumento fondamentale, dice il Tar del Lazio.


Scopriamo i risvolti di questo caso giuridico che sta facendo molto discutere per i suoi contenuti: da un lato della barricata le famiglie, che difendono i propri figli e dall’altro gli istituti scolastici, che rivendicano il diritto alla bocciatura.

La bocciatura ha “finalità educative” per il Tar: anche per chi soffre d’ansia

«La bocciatura è un’opportunità, non una punizione» argomenta il Tar della Lombardia verso un ricorso presentato dalla famiglia di un’allieva, ribadendo come l’intento della bocciatura sia quello di permettere alla studentessa di colmare lacune e approfondire argomenti non assimilati o non compresi, basilari per il prosieguo del suo percorso scolastico.

L’insufficienza in quattro materie ha portato una scuola di Milano a non ammettere un’allieva all’anno successivo e a proporre un esame di recupero.  Una volta svolti gli esami di recupero, però, i docenti di comune accordo hanno ritenuto di non aver riscontrato progressi sufficienti nella preparazione della studentessa ed hanno deciso di non ammetterla alla classe successiva, facendole ripetere l’anno.

Pur riconoscendo, il tribunale, la delicata situazione personale della ragazza, alle prese con un disturbo d’ansia diagnosticato nel pieno dell’anno scolastico avviato, la legittimità della bocciatura è stata confermata dal Tar.

I genitori sono intervenuti contestando la bocciatura ma la risposta del Tar è stata chiara e precisa: «La non ammissione della studentessa alla classe successiva, sebbene percepibile dall’interessata come provvedimento afflittivo, non ha carattere sanzionatorio, bensì finalità educative e formative», hanno risposto i giudici al ricorso dei genitori.

Non basta il disturbo d’ansia diagnosticato

Anche alla contestazione secondo la quale l’ansia che aveva compromesso il rendimento scolastico della figlia sarebbe stata riconosciuta troppo tardi dalla scuola, con la predisposizione di un Piano Didattico Personalizzato solo ad aprile 2023, il Tar ha riconosciuto l’importanza per le scuole di fornire supporto adeguato agli studenti con difficoltà, ma ha chiarito che eventuali carenze organizzative non possano in alcun modo modificare le valutazioni oggettive del livello raggiunto e delle conoscenze apprese.

Confermata pienamente dal Tar, dunque, la validità del provvedimento di bocciatura del liceo, che ha argomentato come la scelta di far ripetere l’anno non solo fosse assolutamente ragionevole, ma addirittura fondamentale e necessaria per garantire una solida base per gli studi futuri della studentessa, nonostante le sue difficoltà con l’ansia. L’ansia, infatti non può essere una giustificazione ai voti bassi né allo scarso impegno e rendimento.

La versione opposta del TAR Lazio: la scuola deve attuare il  Piano didattico personalizzato

Solo poche settimane fa, il 28 ottobre 2024, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio si era invece pronunciato in modo opposto, annullando la bocciatura di una studentessa liceale con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).

In questa occasione, la scuola non aveva effettivamente attuato il PDP (Piano didattico personalizzato) come previsto dalle normative. Secondo l’analisi svolta dal Tribunale Romano, infatti, in molte situazioni i docenti si erano limitati semplicemente a ridurre la quantità di lavoro richiesto nelle verifiche, senza però effettuare una reale personalizzazione delle prove per supportare efficacemente l’alunna. La mera riduzione in termini di quantitativa non equivale a una vera inclusione didattica, poiché non tiene conto delle esigenze individuali legate al tipo di disturbo di apprendimento. Inoltre, si corre il rischio di far proseguire un percorso di studi ad una alunna con carenze e lacune, non rimediabili.

Il risultato di questa gestione didattica poco attenta alle sue particolari esigenze, aveva portato la studentessa a riscontrare insufficienze in ben 6 materie, ed a non era stata ammessa alla classe successiva. La famiglia ha contestato la decisione della scuola portando il caso davanti al TAR ed  ha sollevato una questione fondamentale: la mancata applicazione del PDP da parte dell’istituto scolastico ed anche la non ancora completa consapevolezza della importanza del PDP.

Cosa rappresenta il PDP a scuola?

Il Piano Didattico Personalizzato è un documento strategico per gli studenti con DSA, poiché contiene indicazioni didattiche personalizzate che mirano a favorire il loro personale percorso di apprendimento, adattando le verifiche e le prove alle esigenze specifiche del singolo alunno. La personalizzazione del percorso formativo è fondamentale per assicurare che gli studenti con DSA possano sviluppare le loro capacità al massimo, garantendo che nessun ostacolo diventi insormontabile a causa di una mancata attenzione alle loro esigenze.

Non a caso la decisione del Tar del Lazio è stata accolta come “un importante passo avanti nella tutela del diritto allo studio per gli studenti con DSA” che teneva conto dell’importanza di una corretta applicazione del Piano Didattico Personalizzato (PDP).

Un tentativo di trovare equilibrio tra genitori e scuole

Un caso, questo, che ribadisce l’importanza dei diritti degli studenti con DSA, ma sottolinea anche quanto sia cruciale la formazione e la sensibilizzazione del personale scolastico e quanto la mancata formazione, possa essere lo specchio di pericolose lacune e mancati aggiornamenti da parte del personale docente e scolastico nella sua interezza. Il rispetto del PDP equivale ad un rispetto per lo studente ed è una componente fondamentale della realtà. Non di certo una semplice formalità burocratica, di questo processo, soprattutto se vogliamo che la parola inclusione divenga una realtà fattiva e non più solo una parola.