Chi non è abilitato, per il Ministero, deve restare fuori dal concorso a cattedra. Senza sconti. A ribadirlo, ieri, il Sottosegretario Angela D’Onghia durante un question time pressola VII Commissione cultura alla Camera. Nessuna riserva, nessuno sconto, i docenti non abilitati devono restare fuori, sebbene i sindacati abbiano presentato decine di migliaia di ricorsi, a partire dal combattivo ANIEF.
La strada per accedere ai prossimi concorsi resta, secondo quanto riferito dalla D’Onghia, il possesso dell’abilitazione. E, a tal fine, per i docenti non abilitati, “il Miur sta avviando il relativo iter per indire, quanto prima, percorsi abilitanti Tfa”. Si tratta dell’atteso terzo ciclo che darà la possibilità a qualche decina di migliaia di docenti di avere l’abilitazione all’insegnamento. Lo scopo del Governo è di ridurre il precariato ad un livello fisiologico, utilizzando i concorsi come filtro per entrare in ruolo.
Un concorso per circa 60 mila posti per una platea di circa 180 mila candidati. Uno su tre avrà l’opportunità di andare in ruolo a partire da settembre 2016 (il precedente concorso, quello del 2012, a 12 anni da quello del 2000, metteva a disposizione 12 mila posti per 100 mila candidati)”.
L’abilitazione è il titolo di accesso utile per partecipare al concorso a cattedra, che – stando alle promesse del Governo – da ora in poi dovrebbero svolgersi con regolarità e su un numero rigoroso di posti.