personaleSecondo la ‘Direzione generale occupazione, affari sociali e inclusione’ rimane aperta la procedura d’infrazione, perché permane la disparità di trattamento tra precari e personale di ruolo‎ su progressione di carriera e accesso ai ruoli dirigenziali. Dalla capitale europea giungono rassicurazioni: per la stessa Commissione europea il ddl ‘La Buona Scuola’ “consentirà alla maggior parte se non a tutti i dipendenti attualmente con contratto a tempo determinato di essere assunti su base permanente”. E che quindi l’esito di approvazione del decreto è anche sotto la loro attenzione.

 

Marcello Pacifico (Anief-Confedir): il nostro sindacato ha già denunciato a Bruxelles che le 100mila assunzioni sono un bluff, perché ci sono più di 100 mila precari fuori dal piano straordinario degli aventi diritto. Per questo continuano i ricorsi in tribunale.

 

Le 100 mila assunzioni dei precari della scuola, che il Governo italiano vuole far passare come un piano storico che abbatterà la ‘supplentite’ non sono solo sottodimensionate, ma anche attuate perché imposte della Commissione europea: a confermarlo è la risposta fornita in settimana dalla ‘Direzione generale occupazione, affari sociali e inclusione’ alla prima delle denunce presentate per l’abuso del precariato in Italia. Per la stessa Commissione europea, infatti, il ddl ‘La Buona Scuola’ “consentirà alla maggior parte se non a tutti i dipendenti attualmente con contratto a tempo determinato di essere assunti su base permanente”. E per questo motivo gli sviluppo e l’esito di approvazione del decreto, già approvato dalla Camera ed ora all’esame del Senato, sono sotto l’attenzione di Bruxelles.

 

Nella risposta alla denuncia, dello stesso tenere di quella presentata anche dall’Anief, la Commissione europea spiega che i propri servizi “sono in contatto regolare con le autorità nazionali in relazione al contenuto specifico e alla progressione di tali riforme”. Pertanto, è sempre più evidente quanto sostenuto dal’Anief: il Governo italiano è stato semplicemente costretto ad attuare il piano straordinario di assunzioni previsto dal ddl “La Buona Scuola”.

 

Il giovane sindacato lo aveva denunciato formalmente ad inizio mese, nel giorno dello sciopero generale, quando il presidente Anief, Marcello Pacifico, è volato a Bruxelles: nella documentazione presentata all’Ue, il sindacalista ha spiegato che attraverso il ddl di riforma della scuola, l’Italia “invece di stabilizzare, non assume su tutti i posti realmente vacanti, lascia fuori dalle scuole 200 mila precari e li continua a discriminare rispetto ai colleghi di ruolo, senza prevedere alcuna tutela. Nonostante la sentenza “Mascolo” della Corte di giustizia europea del novembre 2014 e l’atto di messo in mora della Commissione UE del 2013, rimane irrisolta e confusa la situazione del precariato scolastico”.

 

L’Esecutivo in carico non è il primo a tentare il bluff. Nel corso del Governo Monti, con il ministro Profumo a capo del Miur, si era tentato di giustificare l’abuso di precariato scolastico collocando i docenti e gli Ata supplenti italiani come dei “lavoratori stagionali”. Di recente, però, un dossier del Servizio Studi-Dipartimento Cultura di Montecitorio e dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea, allegato alla presentazione in Parlamento del DDL sulla Buona scuola, ha sconfessato questa tesi assurda. Anche perché vi sono due elementi fondamentali dai quali non si può certo prescindere nella fase dell’attuazione del piano straordinario di assunzioni: la sentenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo e la procedura di infrazione iniziata dalla Commissione Europea tuttora in corso. Inoltre, sempre la Commissione Ue, nell’occasione ha replicato: “l’ordinamento italiano (DPR n. 1525/1963) non include l’attività didattica tra le attività di lavoro stagionale. Il fatto poi che uno stesso docente possa lavorare per più di venti anni con contratti di lavoro a tempo determinato contraddice l’esistenza delle ragioni oggettive invocate dalle autorità italiane (sostituzione e stagionalità)”.

 

Un concetto ribadito, di recente, dalla regione dell’Emilia Romagna, che ha chiesto l’inclusione dei precari prescindendo dalla graduatoria di collocazione: come indicato dalla Corte di Giustizia europea lo scorso 26 novembre, va assunto “chiunque abbia prestato servizio per un congruo periodo quantificabile in almeno 36 mesi, non limitandosi a considerare le sole graduatorie ad esaurimento, ma immettendo direttamente in ruolo, a titolo esemplificativo, anche i precari abilitati in graduatoria di II Q fascia abrogando il comma 27bis del DM 81/13 (che impedisce agli abilitati in Graduatoria d’istituto di entrare in Graduatoria ad Esaurimento), e di procedere a tali assorbimenti in base alla provincia di iscrizione nella Graduatorie e, solo in subordine, ad attingere alle graduatorie di altre province e regioni e che non precludendo il diritto a lavorare ai docenti con una anzianità pari o superiore di 36 mesi”.

 

“È sempre più evidente – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – che il piano ‘ristretto’ di immissioni in ruolo predisposto dal Governo non risolverà il problema del precariato. Perché due supplenti annuali su tre continueranno ad essere inquadrati da graduatorie che non saranno affatto svuotate. Ora, da Bruxelles ci dicono anche che quelle assunzioni vanno fatte. Il nostro sindacato ha già denunciato a Bruxelles che le 100mila assunzioni sono un bluff, perché ci sono più di 100 mila fuori dal piano straordinario degli aventi diritto. Per questo continuano i ricorsi in tribunale”.

 

Anief ricorda che i precari fuori dalle graduatorie ad esaurimento, interessati all’immissione in ruolo e agli indennizzi, possono ancora rivendicare tali diritti lesi aderendo all’impugnazione predisposta dall’Anief: basta aderire al ricorso “Stabilizzazione Precari NON INSERITI IN GAE”. I requisiti di accesso al ricorso sono i seguenti: essere docenti non inseriti in GaE con almeno 36 mesi di servizio (anche non continuativi) con contratti al 30/06 o al 31/08 su posto vacante e disponibile. Possono aderire anche docenti e Ata delle province di Trento, Bolzano e Aosta.