Arriveranno a breve, in busta paga, gli arretrati degli stipendi per docenti e personale ATA: ecco quali saranno le cifre.
Buone notizie per il settore scuola: sono in arrivo gli arretrati degli stipendi, dopo il rinnovo del contratto 2019/2021, firmato lo scorso 18 gennaio.
Si tratterà di un’emissione speciale, che coprirà il periodo dei mancati aumenti, da gennaio 2022 a febbraio 2024.
Vediamo quali saranno le cifre erogate.
Arretrati stipendi docenti e personale Ata: tutto quello che c’è da sapere
L’emissione sarà avviata contestualmente alla normale busta paga mensile, sulla piattaforma NoiPA, per circa 1,2 milioni tra docenti, bidelli e personale amministrativo e più di 12mila addetti Afam (Alta formazione artistica, musicale e coreutica).
Come anticipato, gli aumenti sono relativi al Contratto collettivo nazionale 2019/2021, sottoscritto a gennaio scorso. Gli arretrati riguardano la Retribuzione professionale docente (Rpd) che, grazie al rinnovo del contratto collettivo, subisce un incremento a partire da gennaio 2022.
Per quanto riguarda, invece, l’aumento del Compenso individuale accessorio (Cia), gli arretrati spettano anche al personale Ata.
Le somme varieranno da un minimo di 300 euro fino ad un massimo di 1700 euro lordi.
Ad esempio, un docente con meno di 14 anni di esperienza riceverà 200 euro, mentre un docente con trent’anni di esperienza arriverà a 310 euro.
Le somme più alte saranno riservate solo a funzionari e ad addetti con qualifiche elevate (come i dirigenti), con cifre che si aggirano sui 1669,11 euro lordi (circa 1000 netti).
Gli aumenti per i lavoratori Afam, invece, saranno più alti: si va dagli 846 euro lordi per gli addetti dell’Area prima ai 1965 euro (sempre lordi) per i docenti in servizio da più di 28 anni.
Per quanto riguarda le università, infine, saranno i singoli atenei a stabilire quando arriveranno gli aumenti in busta paga con gli arretrati per i docenti.
Il parere dei sindacati
Per i sindacati, gli aumenti non bastano. Come spiegato da Marcello Pacifico del sindacato Anief:
“Lo Stato deve pagare mensilmente un assegno pari al 50% dell’inflazione programmata per il mancato rinnovo del contratto successivo. In media si tratta di una cifra importante: 2mila euro, al netto di quanto ricevuto a dicembre con assegno relativo ad anticipo rinnovo contrattuale 2022-2024, e riguardano l’indennità di vacanza contrattuale assegnata solo in piccola parte”.
Sempre secondo i sindacati, questo non succede, perché i 5 miliardi stanziati per gli aumenti vengono tenuti nelle casse dello Stato in attesa del rinnovo contrattuale.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it