Ci sarà tempo fino al 15 novembre per partecipare alla consultazione sulle linee guida “La Buona Scuola”.

Una grande campagna d’ascolto, in cui coinvolgere tutti, per “disegnare la scuola che verrà”, come ha detto il  Presidente Renzi nel messaggio del 3 settembre 2014: cittadini, studenti, genitori, docenti, presidi, potranno dare i propri suggerimenti sul sitowww.labuonascuola.gov.it.

Tre le sezioni su cui si può interagire:

Compila il questionario – Ogni cittadino può rispondere a delle domande relative ai temi trattati nei 6 capitoli del Rapporto. Una settima area permetterà di esprimersi liberamente su cosa si è apprezzato di più, cosa si ritiene di criticare e cosa manchi ne “La Buona Scuola”. Non è obbligatorio compilare tutte le sezioni né rispondere a tutte le domande. Gli utenti registrati possono riprendere la compilazione e aggiungere risposte o modificare quelle inserite precedentemente, in qualsiasi sezione, fino al 15 novembre.

Un grande dibattito diffuso – In quest’area si possono pubblicare le conclusioni dei dibattiti organizzati a scuola e sul territorio. Ogni assemblea, consiglio  o organizzazione che voglia discutere il Piano può scaricare il Kit per la consultazione offline e condividerne online le conclusioni. Il Ministero inviterà le scuole ad utilizzare momenti interni di confronto (ad es. collegio dei docenti, assemblee d’istituto) per discutere il Rapporto, i suoi temi principali, e contribuire con le proprie proposte.

Costruiamo insieme la buona scuola – La terza sezione ospita i dibattiti ad obiettivo, per la raccolta di buone pratiche e proposte costruttive. Le aree della piattaforma sono a disposizione di tutti quanti abbiano idee, proposte, sperimentazioni in corso e progetti collegati all’obiettivo descritto.

Possibile anche inviare un commento sul Piano: per questo non occorre essere registrati, basta avere un indirizzo e-mail.

La riforma, illustrata nel dettaglio dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini in conferenza stampa il 3 settembre, ha come primo obiettivo l’adozione di un Piano straordinario di assunzioni che permetta di ampliare l’offerta formativa, abolire le supplenze annuali, chiudere la questione del precariato storico della scuola, ripristinando il sano principio costituzionale dell’accesso all’insegnamento esclusivamente attraverso concorso pubblico.

Viene quindi lanciato un piano straordinario per assumere a settembre 2015 quasi 150 mila docenti: tutti i precari storici e tutti i vincitori e gli idonei dell’ultimo concorso; sarà  bandito, nello stesso tempo, un nuovo concorso per permettere ad altri 40 mila abilitati all’insegnamento di entrare in ruolo, sostituendo via via – tra il 2016 e il 2019 – i colleghi che andranno in pensione.

Dopo il 2015-2016, quando sarà ristabilita la regola dell’assunzione solo per concorso, l’abilitazione all’insegnamento diventerà centrale, perché in futuro i concorsi saranno riservati ai soli abilitati e solo gli abilitati potranno iscriversi nelle nuove graduatorie di istituto ed essere chiamati a svolgere le poche supplenze in classe che non si dovesse riuscire ad eliminare del tutto attraverso la nuova gestione interna alle scuole e agli organici funzionali.

Tra gli ulteriori aspetti della complessa riforma su cui i cittadini sono chiamati a dare il loro contributo attraverso la consultazione pubblica, lo status giuridico ed economico dei docenti, la trasparenza, il pieno accesso ai dati della scuola.

La Buona Scuola punta al rafforzamento del profilo professionale dei docenti, attraverso una formazione costante, rivolta anche ai nuovi contenuti digitali, da rendere obbligatoria. Dovrà cambiare la carriera dei docenti, nel rispetto del merito e dell’impegno: l’obiettivo è giungere ad un nuovo status giuridico dei docenti, che consenta incentivi economici basati sulla qualità della didattica, la formazione in servizio, il lavoro svolto per sviluppare e migliorare il progetto formativo della propria scuola.

Dal 1° settembre 2015 partirà un periodo di transizione verso il nuovo sistema di progressione di carriera, e quindi di retribuzione dei docenti, che non si fonderà più soltanto sull’anzianità, ma soprattutto sull’impegno e sul contributo dei docenti al miglioramento della scuola in cui lavorano.

FONTE: Governo Italiano

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