buonaMarcello Pacifico (Anief-Confedir-Cisal): purtroppo l’arma dello sciopero è l’ultima ratio per evitare l’approvazione di decisioni e norme incomprensibili, che non porteranno alcuna ‘Buona Scuola’”. Ad iniziare dalla deriva aziendalistica che si vuole dare ai nostri istituti scolastici, affidati ad un dirigente scolastico sempre meno preside e sempre più manager, che distribuisce premi annuali al personale a lui più vicino, che decide quali docenti precari vanno assunti e quali di ruolo meritano di rimanere. Per non parlare delle assunzioni dimezzate, degli stipendi lasciati sotto l’inflazione, degli idonei ai concorsi ancora penalizzati, dei neo-assunti bloccati per tre anni e dei ‘Quota 96’ intrappolati.

 

Per fermarlo non sono bastati quattro scioperi, con adesioni mai così alte nella scuola, mezzo milione di manifestanti in piazza, flash mob ad oltranza e tante mozioni oppositive prodotte dai Collegi dei docenti: il disegno di legge su “La Buona Scuola”, le cui ragioni sono avallate e riconosciute solo dalla maggioranza parlamentare e di Governo, ha lasciato pressoché intatto il suo contenuto, colmo di contraddizioni e limiti. Ed è in queste condizioni, tra le proteste generali, che il testo si accinge ad entrare nelle fasi decisive della sua approvazione.

 

Dopo le audizioni dei giorni scorsi, il testo di riforma passerà sotto la lente di diverse Commissioni di Palazzo Madama, chiamate ad esaminare ben 1.960 emendamenti: si partirà con quella che si occupa del Bilancio. Poi, sarà la volta di Finanze, Lavoro, Sanità e Politiche europee. La prossima settimana, dal 9 giugno, esamineranno le modifiche le Commissioni per gli Affari costituzionali e per gli Affari esteri, quella dei Lavori pubblici, dell’Agricoltura e dell’Industria. Sarà cura della Commissione Istruzione raccogliere tutti i pareri, motivati, e produrre una loro sintesi da riportare direttamente in Aula.

 

Il Senato dovrebbe quindi essere chiamato a dare il suo parere sui quasi 2mila emendamenti richiesti alla riforma, negli stessi giorni in cui il fronte sindacale produrrà l’ennesimo sciopero, stavolta da attuare in corrispondenza dei primi due giorni degli scrutini finali. Anief, a tal proposito, aderisce alle iniziative proclamate da Cobas e Unicobas: a livello regionale, lo sciopero si svolgerà l’8 e 9 giugno in Emilia-Romagna e Molise, il 9 e 10 in Lazio e Lombardia, poi man mano tutte le altre regioni, con l’Alto Adige che il 18 giugno chiuderà la lunga tornata di astensioni dal lavoro. Tuttavia, si tratta, è bene ricordarlo, di date indicative e non assolute: alcuni istituti potrebbero infatti aver anticipato autonomamente le date previste a livello regionale, sulla base delle delibere approvate dagli organi collegiali.

 

Anief conferma l’adesione agli scioperi brevi, indetti distintamente, dalle organizzazioni sindacali Cobas e Unicobas, per il personale della scuola, docente, dirigente e Ata, in Italia e all’estero, per tutte le classi delle scuole di ogni ordine e grado nei periodi di scrutinio, articolati a livello regionale, escluse le valutazioni studentesche terminali.

 

“Il sindacato – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal – è consapevole dei disagi che questa decisione porterà a livello di utenza scolastica e di personale. Ma, purtroppo, l’arma dello sciopero sembra in questo momento rappresentare l’ultima ratio per evitare l’approvazione di decisioni e norme incomprensibili, che non porteranno alcuna ‘Buona Scuola’”. Ad iniziare dalla deriva aziendalistica che si vuole dare ai nostri istituti scolastici, affidati ad un dirigente scolastico sempre meno preside e sempre più manager, che distribuisce premi annuali al personale a lui più vicino, che decide quali docenti precari vanno assunti e quali di ruolo meritano di rimanere”.

 

“Ma questo disegno di legge, se approvato, rischia anche di produrre una lotta intestina – continua il rappresentante Anief-Confedir-Cisal – tra i precari, perché dimentica di stabilizzare tutti i docenti abilitati dopo il 2011, i quali d’ora in poi dovranno accontentarsi di fare i supplenti brevi. Per non parlare dei ‘regali’ alle scuole private, che la nostra Costituzione esclude categoricamente, e dell’ennesima mancata occasione per riportare gli stipendi, dopo sei anni di blocco, almeno al livello del costo della vita”.

 

“Ora, se il Governo – dice ancora Pacifico – dovesse decidere di continuare sulla linea del finto dialogo, senza dare alcun seguito ai contenuti prevalenti emersi dal confronto con le parti sociali, vorrà dire che si assumerà la responsabilità di scatenare il più grande contenzioso cui la scuola italiana abbia mai assistito. La strada per evitare tutto ciò esiste: è contenuta nelle tante richieste di modifica al provvedimento. Come quella – conclude il sindacalista – di graduare, almeno, gli albi territoriali per eliminare la discrezionalità sulla scelta dei docenti da assegnare agli istituti, oppure di attribuire al collegio docenti e alle Rsu ‎la condivisione delle scelte del dirigente e del comitato di valutazione sull’assegnazione dei fondi del merito”.

 

Ricordiamo che, attraverso più di 30 emendamenti al ddl 1934, illustrati e presentati in Senato nei giorni scorsi dal presidente nazionale Marcello Pacifico, Anief tra i tanti temi da modificare o aggiungere al testo di riforma, ha puntato in modo diretto sull’inserimento di tutti gli abilitati nella fascia aggiuntiva delle Gae, sulle assegnazioni provvisorie da attuare dopo un anno e non dopo tre, sulla cancellazione dei vincolo sul sostegno, sull’attuazione delle assunzioni di tutti gli idonei ai concorsi pubblici – vecchi e nuovi – già nel 2015, sulla necessità di salvaguardare i coordinatori di Educazione Fisica, di garantire la riserva ai corsi di formazione anche ai ricorrenti del concorso per dirigenti scolastici del 2011, di procedere al pensionamento dei ‘Quota 96’ e di attuare la stabilizzazione dopo 36 mesi di servizio.