whistleblowing-tutela-dipendente-azione-disciplinareUna recente sentenza del TAR si pronuncia in materia di Whistleblowing: la tutela del dipendente ha precedenza sull’azione disciplinare.


Ricordiamo che il cosiddetto Whistleblowing è la segnalazione compiuta da un lavoratore che, nello svolgimento delle proprie mansioni, si accorge di una frode, un rischio o una situazione di pericolo che possa arrecare danno all’azienda/ente per cui lavora, nonché a clienti, colleghi, cittadini, e qualunque altra categoria di soggetti.

L’attuale regolamento che lo riguarda ha l’obiettivo di disciplinare i procedimenti di:

  • Gestione delle segnalazioni di condotte illecite;
  • Accertamento di comportamenti di ritorsione nei confronti del whistleblower, in Enti e Amministrazioni;
  • Controllo della mancata verifica e analisi delle segnalazioni da parte del responsabile;
  • Accertamento dell’assenza di procedure e software per consentire l’inoltro delle segnalazioni.

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Il caso

Nel caso in esame, la vicenda trae origine da un esposto che aveva presentato un dirigente a riguardo di un alterco intercorso con suo subalterno, nei confronti del quale chiedeva l’adozione di procedimenti disciplinari.

In seguito risultava impugnata la deliberazione dell’Autorità anticorruzione che irrogava all’Ufficio dei procedimenti disciplinari di un ente una sanzione pecuniaria.

Si riconosceva così l’asserita natura ritorsiva di due sanzioni disciplinari a carico del soggetto interessato che aveva chiesto ed ottenuto la tutela del cosiddetto whisteblower.

Whistleblowing: tutela del dipendente ha precedenza sull’azione disciplinare

In pratica il T.A.R. Lazio, Roma, sez. I, con la sentenza n. 7183/2021, ha affermato che il carattere inderogabile dell’azione disciplinare è recessivo rispetto all’obbligo di tutelare il dipendente che sia qualificabile come whistleblower.

Questo significa che le sanzioni disciplinari, tra l’altro neppure trascurabili, inflitte per la loro opinabilità sono state correttamente ritenute dall’ANAC come indicative di un intento punitivo.

Un intento che non può trovare la ragion d’essere solo in norme regolamentari, che non risultano essere state violate.

In conclusione, dunque, l’obbligatorietà dell’azione disciplinare non fa venir meno la tutela del dipendente, né giustifica l’intento ritorsivo. Dal momento che il carattere inderogabile dell’azione disciplinare è recessivo rispetto all’obbligo di tutelare il dipendente che sia qualificabile come whistleblower.

Il testo completo della Sentenza

A questo link il testo completo della Sentenza.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it