whistleblowing paL’ANAC ha pubblicato il secondo monitoraggio nazionale sull’applicazione del whistleblowing in Italia dal titolo “Prevenzione della corruzione, segnalazione di illeciti e tutela del dipendente pubblico”.


 

Com’è noto, il whistleblowing è un istituto di prevenzione della corruzione mutuato dall’esperienza dei Paesi anglosassoni, che l’ordinamento italiano ha fatto proprio per poter adempiere agli obblighi convenzionali liberamente assunti con altri Stati nell’ambito dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici, delle Nazioni Unite e del Consiglio d’Europa. Tra tutte le misure introdotte dalla Legge 190/2012 in tema di prevenzione della corruzione, certamente questa è fra quelle che più richiedono, per una propria efficace applicazione, non solo la messa a punto di aspetti organizzativi e procedurali nuovi, ma anche e soprattutto un cambiamento culturale (tanto nella Pubblica Amministrazione quanto nel cittadino) che produca un atteggiamento positivo e favorevole verso l’istituto.

 

Insomma, il legislatore ha introdotto anche in Italia questo “nuovo modo” di essere dipendente pubblico, il quale con le proprie segnalazioni può richiamare l’attenzione delle autorità (interne all’ente di propria appartenenza ovvero esterne) su condotte di illegalità, riconducibili a una qualificazione lata, non esclusivamente penalistica, di corruzione intesa come comprensiva dei comportamenti di maladmistration, con il precipuo fine di riportare le procedure amministrative e i comportamenti dei dipendenti pubblici sui binari della legalità, in un’ottica di 4 prevenzione della corruzione.

 

Questo istituto consente infatti – se sostenuto dalla “cultura dell’ente” improntata a trasparenza e integrità – di far emergere situazioni di disfunzione, di irregolarità e, infine, di illegalità capaci di attenuare l’efficacia dell’azione amministrativa e suscettibili di avere anche, talora, una rilevanza penale. Lo strumento, dunque, nasce come manifestazione di un auspicato contesto di collaborazione nei rapporti tra amministrazione e pubblici dipendenti, i quali – più di tutti e meglio degli organi preposti istituzionalmente al controllo – sono in grado di rilevare se ci siano comportamenti, nell’ente di appartenenza, che possono condurre a fatti di corruzione nel senso lato di cui sopra.

 

Il whistleblowing, insomma, potrebbe concorrere a dare corpo a quella riforma copernicana nei rapporti fra P.A. e cittadino imboccata con la Legge 190/2012: il controllo diffuso sull’operato pubblico da parte del cittadino, anche nella veste di dipendente dell’amministrazione, che non deve andare nel senso di irrigidire i rapporti tra i colleghi, ma deve essere visto in una chiave collaborativa per salvaguardare il bene pubblico e l’immagine stessa dell’amministrazione.

 

In allegato tutti i documenti dell’ANAC.