Sono 150 le segnalazioni inviate dai dipendenti dell’Agenzia delle Entrate dall’avvio del whistleblowing, la procedura attivata lo scorso febbraio come strumento di contrasto ai fenomeni di corruzione e di cattiva amministrazione.
Il dato è stato fornito nel corso di un’audizione tenutasi questo pomeriggio presso le commissioni riunite Giustizia e Lavoro della Camera dei deputati, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’esame della proposta di legge per la “protezione degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità nell’interesse pubblico” (C. 1751).
L’Agenzia delle Entrate, infatti, è stata tra le prime Amministrazioni in Italia a rendere operativa una procedura interna per denunciare i comportamenti illeciti, già prassi nei paesi di common law, riconosciuta nell’ordinamento italiano dalla legge anticorruzione (la 190/2012) e dal codice di comportamento dei dipendenti pubblici (Dpr 62/2013).
I numeri
A sette mesi dall’introduzione del whistleblowing, sono arrivate complessivamente circa 150 segnalazioni, di cui 130 attraverso la procedura informatica. Sono alcuni dei dati forniti nel corso dell’audizione di oggi dal responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza dell’Agenzia delle Entrate, Roberto Egidi.
Per la maggior parte di queste sono in corso approfondimenti, mentre alcune istruttorie sono state completate con l’adozione di provvedimenti di natura disciplinare od organizzativa.
A conferma dell’interesse suscitato dall’iniziativa, l’applicativo ha registrato circa 7mila accessi allahome page. Le segnalazioni pervenute in questa prima fase dimostrano che i dipendenti dell’Agenzia hanno utilizzato questo nuovo strumento in maniera appropriata e responsabile.
Oggetto delle segnalazioni
Il dipendente può segnalare fatti o vicende di sua personale e diretta conoscenza. La segnalazione non può riguardare rimostranze di carattere personale o richieste che attengono alla disciplina del rapporto di lavoro o ai rapporti con superiori o altri colleghi. Oltre alle segnalazioni autonomamente configurabili come fattispecie di reato, per una efficace azione preventiva di contrasto di fenomeni corruttivi, vengono prese in considerazione anche le segnalazioni concernenti irregolarità, per esempio, relative agli accessi agli applicativi informatici dell’Agenzia o all’uso del badge.
“L’Agenzia delle Entrate – ha detto Egidi – considera la lotta alla corruzione uno dei doveri a cui non è consentito rinunciare né derogare, al pari della semplificazione e dei servizi ai contribuenti. In tal senso è stata tra le prime Amministrazioni in Italia a definire una procedura interna per denunciare i comportamenti illeciti e tutte quelle condotte che non possono e non devono appartenere al comune sentire di una Amministrazione sana impegnata nel perseguimento della lotta all’illegalità fiscale”. Le espressioni “condotte illecite” o “situazioni di illecito”, infatti, non vanno intese esclusivamente come sinonimi di “fattispecie a rilevanza penale”, ma assumono un significato ben più ampio, che comprende ogni comportamento, anche omissivo, che può ritenersi in contrasto con norme di legge, regolamenti, disposizioni di prassi e organizzative dell’Agenzia.
Come viaggiano le informazioni
La segnalazione può essere presentata dal dipendente utilizzando l’apposita procedura, raggiungibile dal portale intranet dell’Agenzia, che prevede la compilazione guidata di una serie di campi. L’indicazione delle generalità del soggetto segnalante non è obbligatoria, anche se l’Agenzia, coerentemente con la finalità dell’istituto del whistleblowing, incoraggia le segnalazioni nominative. La procedura, infatti, è stata creata con accorgimenti tali da garantire il massimo grado di tutela e sicurezza sia delle generalità dei segnalanti sia del contenuto della segnalazione: tutte le informazioni trattate sono crittografate e non viene conservato alcun dato che potrebbe, anche in futuro, identificare la postazione di lavoro da cui è stata effettuata la segnalazione. In alternativa, la segnalazione può essere presentata tramite un modello ad hoc, da compilare – con tutti gli elementi indispensabili per valutare l’effettiva fondatezza e rilevanza dei fatti segnalati – e inviare tramite posta elettronica direttamente alla casella nominativa del Responsabile della prevenzione della Corruzione o tramite servizio postale.