uscita, euroSarà resa pubblica questo mercoledì la proposta del presidente dell’Inps, Tito Boeri, sulla flessibilità in uscita dal mondo lavorativo, per porre rimedio alla eccessiva “rigidità” della riforma pensionistica Monti-Fornero. L’occasione sarà fornita dalla presentazione della relazione annuale dell’istituto di previdenza nel cui incontro si dovrebbero dare alcune indicazioni anche sul dossier esodati. Su questo fronte si attende infatti che l’Inps comunichi al Ministero i risparmi che possono essere utilizzati per finanziare ulteriori interventi su questo fronte.

 

Subito dopo, giovedì 9 luglio, Boeri incontrerà Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, che avevano richiesto un confronto anche per definire un nuovo protocollo di relazioni sindacali.

 

Il Nodo sulle Pensioni. Oggi l’età per la pensione di vecchiaia è di 66 anni e 3 mesi per gli uomini e le donne nel pubblico impiego (solo le lavoratrici del settore privato hanno un’asticella piu’ bassa, fissata a 63 e 9 mesi e 64 anni e 9 mesi le autonome), oppure indipendentemente dall’età anagrafica servono 41 anni e 6 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 6 mesi per gli uomini.

 

Il Disegno di legge Damiano. Allo studio ci sono quattro ipotesi principali che puntano a rivedere i suddetti requisiti.  Il punto di partenza è il disegno di legge Damiano (ddl 857) quello che prevede il “raffreddamento” della quota di assegno calcolata con il vecchio metodo retributivo in funzione dell’età anagrafica e di quella contributiva in cambio di un’uscita a partire dai 62 anni e 35 di contributi.  La riduzione parte da un massimo dell’8% in corrispondenza dei 62 anni e 35 di contributi e, come indicato, interessa le sole quote dell’assegno calcolate con il sistema retributivo, cioè quello piu’ generoso.  Nello stesso ddl c’è anche la proposta di abbassare a 41 anni i requisiti contributivi necessari per uscire indipendentemente dall’età anagrafica, una misura particolarmente apprezzata dai lavoratori precoci che maggiormente hanno sofferto la Riforma Fornero. Il costo di tali modifiche sarebbe pari a 8,5 miliardi di euro.

 

La Quota 100. Una seconda ipotesi è il ripristino della pensione di anzianita’ a partire da 62 anni e 38 di contributi, cd. quota 100 presentata sempre dai Dem (ddl 2945). Questa soluzione ha il vantaggio di non prevedere alcuna penalità sulle uscite, a differenza della prima ipotesi, ma ha un costo piu’ elevato per le finanze pubbliche, pari ad oltre 10 miliardi euro. E per tale ragione questo progetto dovrebbe essere scartato dall’esecutivo.

 

Il Ricalcolo Contributivo dell’Assegno. La terza ipotesi è il ricalcolo dell’assegno con il sistema contributivo, un progetto che piace a Boeri perchè piu’ sostenibile per i conti pubblici. Questo progetto mira sostanzialmente ad estendere l’attuale regime sperimentale introdotto dalla legge 243/04 nei confronti delle sole lavoratrici verso tutti i lavoratori (anche uomini) a partire dal 2016. Se passerà tale ipotesi i lavoratori potranno uscire prima dei requisiti Fornero ma si dovrà accettare un assegno determinato sulla base solo dei contributi versati, quindi verosimilmente piu’ basso rispetto a quanto sarebbe corrisposto con il sistema misto.

 

Staffetta Generazionale. Una quarta soluzione è la staffetta generazionale, un programma basato su uno scambio tra nuove assunzioni e scivoli in uscita per i lavoratori anziani, con contratti part-time e pensionamenti anticipati parziali. Parte della misura sarebbe finanziata dalle stesse imprese che avrebbero interesse ad assumere giovani a condizioni economiche piu’ favorevoli facendosi carico, almeno in parte, dei prepensionamenti.

 

Nel novero delle proposte c’è anche una misura di sostegno al reddito per ultra 55enni senza lavoro ed in condizioni economiche di bisogno.