Ancora incerto il futuro delle pensioni per i prossimi anni, a causa di un possibile taglio dei fondi e una frenata per le uscite anticipate.
Il tema delle pensioni rimane centrale e cruciale, soprattutto in vista della Legge di Bilancio 2025.
Il Governo è alla ricerca di nuovi fondi per la prossima Finanziaria, soprattutto per la previdenza, che rischia di dover “rosicchiare” fondi tra una misura e l’altra.
A causa di un taglio di fondi, sono a rischio le misure per le uscite anticipate.
Ecco un quadro della situazione.
Uscite anticipate pensioni: saranno a rischio a causa di un taglio dei fondi?
Si prospetta un taglio di circa 500 milioni di euro per la previdenza, nella prossima Legge di Bilancio.
Tre quarti della dotazione da 20 miliardi di euro saranno utilizzati per la conferma del taglio del cuneo fiscale e la riduzione dell’Irpef. Ad “asciugare” i conti dello Stato sarà anche il rinnovo dei contratti per la Pa, che prevede un aumento di 150 euro per oltre 193mila lavoratori.
La spesa per la previdenza, fissata con la Nadef, passerà da 1,5 miliardi di euro a quota un miliardo di euro.
Una riduzione di 500 milioni che costringerà il Governo a rimodulare gli interventi in programma.
Ad essere colpite saranno sicuramente le misure per l’uscita anticipata dal lavoro. Come Opzione Donna, che dava la possibilità alle lavoratrici di andare in pensione con almeno 61 anni di età e 35 di contributi, se sussiste una situazione di disagio familiare accertato.
La misura era già stata ridotta con l’ultima Legge di Bilancio, ma rischia di sparire o essere dai radar col taglio alla previdenza o subire una forte rimodulazione, a partire dal 2025.
Stessa storia per Quota 103, che prevede il prepensionamento per i lavoratori con almeno 41 anni di contributi e 62 anni di età.
La misura molto probabilmente sarà riconfermata per il 2025, ma il Governo è al lavoro per una riduzione degli assegni per chi decide di usufruirne.
Sicuramente diremo addio a Quota 41, ad oggi riservata solo ai lavoratori precoci. Questa misura prevede l’uscita anticipata con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età del lavoratore.
La misura interesserebbe fin troppi lavoratori e costerebbe 4 miliardi di euro nel 2025 e 9 miliardi a regime.
Una delle ipotesi, per attuare Quota 41, era quella di attuare un ricalcolo degli assegni integralmente contributivo. Gli assegni sarebbero determinati in base alla quantità di contributi versati e non in base agli stipendi ricevuti, come avviene col sistema retributivo.
Ma con questa opzione, i trattamenti sarebbero stati ridotti in media del 20%.
A partire da settembre inizia la corsa per la Legge di Bilancio 2025, per trovare i fondi e per “sperare” in misure migliori per i milioni di lavoratori che vorranno accedere alla pensione, senza tagli e beffe dell’ultimo minuto.