Per “tamponare” la fuga dal settore pubblico, il Governo sta valutando lo stop ai pensionamenti automatici nella Pa: ecco l’ipotesi.


Il Governo italiano sta valutando una significativa riforma del sistema pensionistico per i dipendenti pubblici.
L’obiettivo è quello di contrastare la massiccia fuoriuscita di personale e di garantire una maggiore continuità nei servizi.

S’ipotizza, infatti, la possibilità di abolire il pensionamento automatico a 65 anni (per chi ha versato 42 anni e 10 mesi di contributi) o 67 anni per tutti gli altri, introducendo un meccanismo di scelta volontaria per i lavoratori.

Ecco nel dettaglio.

Stop pensionamenti automatici nella Pa: l’ipotesi del Governo

La proposta potrebbe trovare spazio già nella prossima manovra finanziaria e prevedrebbe l’eliminazione delle norme che impongono la cessazione del rapporto di lavoro nella Pubblica amministrazione, al raggiungimento dei requisiti pensionistici previsti.

Nel dettaglio, si potrebbe procedere con l’abolizione delle norme del 2013 (decreto legge 101/2013) e del 2014 (decreto legge 90/2014), che impongono ai dipendenti pubblici la cessazione automatica del rapporto di lavoro nella Pa, una volta scattati i requisiti pensionistici.

In questo modo, i dipendenti con 67 anni di età potrebbero decidere liberamente se continuare a lavorare o andare in pensione.
Si tratta di una soluzione simile a quella fatta per il personale sanitario.

L’obiettivo è quello di ridurre sensibilmente le uscite dalla Pubblica Amministrazione.

Mantenendo in servizio personale qualificato e con esperienza, ci sarebbe la possibilità di colmare le carenze di organico e di garantire una maggiore continuità nei servizi erogati ai cittadini.

La misura potrebbe interessare anche le forze dell’ordine. Si sta valutando, infatti, la possibilità di alzare, sempre su base volontaria, l’età di pensionamento da 60 a 62 anni.
Una proposta che arriva in risposta alle richieste del Ministero della Giustizia, in particolare per le guardie carcerarie.

Stop pensionamenti automatici nella Pa: l’obiettivo della misura

La necessità di intervenire sul sistema pensionistico della PA è dovuta ad una serie di fattori, tra cui l’invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento delle pensioni.

Il nostro Paese, inoltre, presenta una grave carenza di personale in molti settori della pubblica amministrazione, con un impatto negativo sull’efficienza e sulla qualità dei servizi.
Entro il 2030, ad esempio, tutte le amministrazioni pubbliche, sia a livello centrale che locale, perderanno circa un milione di dipendenti, a causa dei pensionamenti.

Secondo l’ultima previsione dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro, la Pa dovrà assumere 846mila persone in cinque anni, per poter rimpiazzare il personale che andrà in pensione.

Per poter andare avanti con questa ipotesi, il governo dovrà avviare un ampio confronto coi sindacati per valutare le possibili implicazioni della riforma e definire i dettagli attuativi.

L’obiettivo è ovviamente quello di delineare un sistema equo per tutti i lavoratori e che consenta di raggiungere gli obiettivi prefissati in termini di riduzione delle uscite e di miglioramento dei servizi pubblici.