cameraUna sentenza del «collegio d’appello», come si chiama l’organo interno a Montecitorio competente a giudicare i ricorsi in materia di lavoro, pubblicata, martedì 22 dicembre, stabilisce che il tetto dei 240 mila euro alle retribuzioni pagate dallo Stato avrà per i dipendenti della Camera valore esclusivamente temporaneo. Esattamente, fino al 31 dicembre del 2017. Dopo di che liberi tutti.

 

Già quando fu fissato il tetto ci furono una valanga di ricorsi da parte dei dipendenti, aggrappati a certi privilegi. Ora potrebbero vedere questi privilegi tornare anche grazie allo stesso collegio d’appello di Montecitorio.

 

Precedentemente, oltrettutto, gli stessi dipendenti avevano protestato. Novantanovemila euro annui di stipendio non bastano ai dipendenti della Camera che contro i tagli previsti dalla spending review incrociano le braccia. Sciopero bianco ad oltranza a Montecitorio contro le riduzioni dei salari volute dalla presidenza a partire dal 2018. Commessi, centralinisti, uscieri, alla ripresa dei lavori parlamentari dopo le Festività, hanno dato inizio alla protesta: niente più straordinari, operazioni rallentate.

 

Un taglio complessivo dell’11,7 per cento rispetto a cinque anni fa che sale al 21.6% alla voce spese per il personale che infatti scendono da 285 a 223,4 milioni di euro.  L’ufficio di presidenza ha confermato le misure previste per il contenimento delle spese del personale: fino al gennaio 2017 sospensione dell’incremento delle indennità retribuzioni tabellari dei dipendenti (sulla base dell’accordo del giugno 2011); sospensione dell’adeguamento automatico delle retribuzioni in attesa della nuova disciplina in corso di definizione con il Senato; e ha infine stabilito che non si consente, a partire dal 2016, la monetizzazione della mancata fruizione delle festività soppresse.